ALESSANDRO PISTOLESI
Cronaca

Infermieri, eroi in fuga per un lavoro stabile "Ciao Firenze, in Germania molte più tutele"

La storia di Giulio e Alice, che sono in vista della laurea: "In Italia zero possibilità di carriera e l’unica soddisfazione te la danno i pazienti. Nel paese tedesco quattro mesi di vitto e alloggio gratis per imparare la lingua, poi un futuro certo e sereno in corsia"

di Alessandro Pistolesi

Eroi in fuga. Proprio come accadeva con i cervelli in epoca pre-Covid. Non tutelati, forse nemmeno ascoltati e per questo rimpianti. Oggi, in piena pandemia, con gli ospedali in difficoltà e la carenza di personale, tra i laureandi in infermeria c’è chi dice ciao ciao alla prospettiva di precariato e fugge da concorsi che non arrivano mai, da scatti di anzianità congelati e da tante altre storture per trasferirsi all’estero. Per tutta la vita.

È emblematica la storia di Giulio Malacarne e Alice Lupelli, due studenti fiorentini con il sogno di diventare "angeli del Covid". Ma a loro il sistema italiano non offre grandi prospettive. "Sono un laureando di infermieristica all’università di Firenze. A dicembre mi laureerò, ma non seguirò i miei colleghi che inizieranno da subito a lavorare per qualche agenzia interinale o cooperativa a partita Iva". Parte così la lettera di Giulio che insieme alla sua compagna, con la quale condivide il sogno di diventare infermiere, ha preso una scelta coraggiosa, ma inevitabile, per le sue ambizioni. "Ho scelto di partire e lasciare tutto perché se c’è una cosa che ho capito durante i tirocini è che qui l’infermiere difficilmente è soddisfatto del proprio lavoro, perché le responsabilità sono tantissime e l’unica gratificazione te la danno i pazienti. Ma purtroppo con grazie e sorrisi non si paga un mutuo".

Uno sfogo ragionato quello di Giulio che centellina tutte le parole e argomenta le sue motivazioni punto per punto. "Me ne vado perché so che qui non ho possibilità di carriera, perché le specializzazioni non esistono e i master (pagati di tasca propria) non vengono riconosciuti né a livello professionale né tanto meno economico". Una situazione comune a tanti giovani infermieri. "Io ho 24 anni e a questa età non voglio accontentarmi del primo lavoro da 3, 6 o 12 mesi in attesa del concorso pubblico per sistemarmi. Ho il sogno di specializzarmi in terapia intensiva, quindi sono volenteroso di prendermi le mie responsabilità, ma se c’è una cosa che mi hanno insegnato all’università è che l’infermiere è un professionista, e come tale voglio essere trattato e retribuito. Perché non posso pensare che dopo tutta la fatica e i sacrifici fatti per laurearmi mi debba accontentare di uno stipendio del genere sapendo che, visto il blocco degli scatti di anzianità, rimarrà tale per non so quanti altri anni". Una dura realtà da accettare. Se non con l’amaro in bocca. "Abbiamo deciso di partire per la Germania, nella speranza di avere un futuro sereno, senza sfarzo, ma con la possibilità di vivere una vita di soddisfazioni".

Il paradosso è che altrove c’è la fila per accaparrarsi gli infermieri italiani, che sono tra i più preparati. "Partiremo per la Germania l’11 gennaio – racconta Giulio – A Stoccarda faremo 4 mesi di lezioni mirate per imparare il tedesco, condizione necessaria per iniziare a lavorare. Nel frattempo avremo vitto e alloggio pagati grazie al finanziamento dell’ospedale". Tutta un’altra storia. "Terminato il corso di lingua inizieremo a lavorare nell’ospedale di Saarbrücken, capitale del Land tedesco del Saarland, a 1400 euro netti al mese. Una cifra che ci permetterà di prendere casa in affitto. Dopo aver raggiunto un buon livello di tedesco saremo infermieri a tutti gli effetti, a condizioni che da noi non esistono". Non un sogno, ma un progetto solido. Quello che in Italia non è stato possibile immaginare.