di Rossella Conte
L’inflazione continua a svuotare senza pietà il carrello della spesa. Le famiglie fiorentine hanno speso mediamente 256 euro in più in cinque mesi per mangiare ma hanno dovuto tagliare del 4,7% le quantità di prodotti alimentari acquistati a causa dei rincari. È quanto emerge dall’analisi di Coldiretti Toscana elaborata su dati Istat relativi al commercio al dettaglio, che nei primi cinque mesi del 2023 fa registrare un aumento del 7,3% della spesa alimentare con un taglio degli acquisti in quantità del 4,7%. A condizionare lo scenario economico si è inserito anche l’andamento del meteo pazzo con il moltiplicarsi di eventi estremi, tra siccità e ondate di maltempo, che hanno colpito duramente le coltivazioni in campo riducendone la disponibilità.
Secondo una rielaborazione dei dati dell’Osservatorio Prezzi Ministero Made in Italy, a Firenze a registrare l’incremento maggiore da maggio 2022 a maggio 2023, è stata la farina che da 0,57 centesimi è passata a 0,90 centesimi (+57%), il riso da 1.74 al chilo a 2.64 (+51%), e quindi la pasta che da 1.45 euro è schizzata a 2,18 (+50%). Il caffè tostato segna un aumento del 22% e il burro del 21%. Aumenti da brividi, come si vede.
Considerando l’incremento medio dei prezzi dei generi alimentari e delle bevande analcoliche, da gennaio a maggio dell’anno in corso i nuclei famigliari della nostra regione hanno dovuto sborsare complessivamente quasi 480 milioni di euro in più per mettere nel carrello della spesa pane, pasta, frutta, verdura, acqua e gli altri beni di prima necessità.
Il tutto in un contesto in cui ormai una famiglia fiorentina su dieci arriva con grandi e crescenti difficoltà alla fine del mese, mentre quasi 5 su 10 ritengono che la propria situazione economica sia peggiorata nel 2022, secondo l’ultimo rapporto sulla povertà regionale. La situazione di difficoltà è resa ancor più evidente dal fatto che – sottolinea ancora Coldiretti Toscana – volano gli acquisti di cibo low cost con i discount alimentari che fanno segnare un balzo del +9,5% nei primi cinque mesi nelle vendite in valore, il più elevato tra gli scaffali del dettaglio.
Il risultato dei punti vendita discount evidenzia proprio la difficoltà in cui si trovano le famiglie italiane che, spinte dai rincari generalizzati dei prezzi, orientano le proprie spese su canali a basso prezzo rinunciando anche alla qualità dei prodotti.
Le famiglie, da quanto emerge dall’indagine Coldiretti Toscana, tagliano dunque al massimo gli acquisti e vanno a caccia dei prezzi più bassi anche facendo lo slalom nel punto vendita, cambiando negozio, supermercato o discount alla ricerca di promozioni per i diversi prodotti alimentari e di prima necessità.
Rossella Conte