Firenze, 11 febbraio 2019 - La settimana più difficile. Ma probabilmente l’influenza ha raggiunto il picco. Quindi dalla prossima, lentamente, la situazione dovrebbe rientrare nella normalità. Ospedali pieni, criticità per i ricoveri, lunghe attese soprattutto per l’elevato numero di casi di polmoniti e broncopolmoniti e riacutizzazioni di sindromi respiratorie croniche negli anziani. Anche se, tutto sommato i piani per l’iperafflusso approntati già da gennaio hanno funzionato, evitando l’emergenza che a cavallo delle festività natalizie fra il 2017 e il 2018, aveva rischiato di mandare in tilt il sistema. Personale costretto a turni di lavoro pesanti, con rientri in straordinario per far fronte a un mero di accessi cresciuto notevolmente, segno che molti casi di influenza con complicazioni, finiscono per arrivare al pronto soccorso, in particolare quelli degli anziani, come spiega Simone Magazzini, direttore del dipartimento Emergenza-urgenza e area critica dell’Asl Toscana centro.
Uno dei problemi più importanti è la mancanza di strutture per le cure intermedie per cui la Toscana è stata anche penalizzata nella classifica dei livelli essenziali d’assistenza nella quale era stata al top delle regioni italiane per un decennio. Col piano di iperafflusso l’Asl ha trovato respiro con una cinquantina di posti letto in appoggio, suddivisi fra Villa Ulivella, Villa Maria Teresa, presidio Anna Torrigiani e alle case di cura Frate Sole, Valdisieve e Villa delle Terme.
«Probabilmente abbiamo raggiunto il picco: questo vuol dire che nella prossima settimana, o al massimo in quella successiva, dovremmo registrare una flessione dei casi di influenza», spiega Giovanni Rezza, direttore del dipartimento di Malattie infettive dell’Istituto superiore di sanità. Nella settimana dal 28 gennaio al 3 febbraio si sono ammalati circa 832.000 italiani, per un totale, dall’inizio della sorveglianza, di circa 4.478.000 casi. «Si tratta di un dato analogo a quello della scorsa stagione, anche se in questo caso è iniziato tutto più tardi, e anche il picco è arrivato dopo rispetto all’anno scorso. Nel nostro Paese – precisa Rezza – hanno circolato molto i virus di tipo A, H1N1 e H3, mentre sono stati inferiori i casi da virus B, che invece aveva colpito l’anno scorso». I casi gravi, poi, spiega l’esperto, «sono collegati quasi tutti al virus H1N1, quello pandemico, che non era poi così ‘innocuo’ come si era detto. Come ogni anno, poi, i bambini sono stati i più colpiti, ma continuano a registrarsi casi fra gli anziani, che però rispetto alle fasce infantili sono colpiti in numeri molto inferiori». Complice anche la campagna di vaccinazione che, in questa stagione, ha finalmente trovato un numero maggiore di adesioni rispetto alla caduta degli anni passati.
ilaria ulivelli