Sant’Agostino sosteneva che la “speranza di cambiare ciò che non va e il coraggio di agire, cammina sulle gambe della indignazione”. Si riferiva alle ingiustizie del mondo. Le iniquità in ogni settore della vita esistono e provocano dolore, sofferenza, marcano le diseguaglianze e tutti noi ne siamo testimoni più o meno diretti. Alle prepotenze c’è chi reagisce, chi muore di disperazione, c’è anche chi si adatta. E noi come pensiamo di rispondere ad una vita sempre più complessa intrisa di scelleratezze che si intrecciano e non ci lasciano respirare, circondati da persone sempre più disinteressate ed egoiste? L’ingiustizia è difficile da eliminare nei fatti: persone che subiscono condanne pur essendo innocenti, malati che non riescono a curarsi , uomini e donne che perdono la dignità, la salute, il lavoro e la libertà senza motivi apparente sono alcuni esempi. Di fronte a queste ingiustizie il nostro cervello reagisce creando in noi un senso di disgusto e di rabbia. Le aree cerebrali che si attivano sono collocate nella porzione anteriore della corteccia, dove sono presenti i neuroni implicati nell’esperienza del dolore psichico e sociale.
Le risposte reali che poi riusciamo a dare sono diverse da persona a persona: alcuni hanno reazioni di sdegno e attivazione della protesta, altri arrivano alla eliminazione delle condizioni che considerano all’origine della ingiustizia, modificano le proprie convinzioni trasformandole volontariamente in uno scenario tollerabile e perfino giustificabile. Molti altri in maniera diversa cercano di trovare una spiegazione e a dare risposte alle vicende dolorose della altrui esistenza e anche della nostra. Mentre cercano di capire cosa sia accaduto, sono capaci di rinnegare le loro parole, le idee e di continuare a sorridere nonostante la rabbia. E’ una continua sfida per liberarsi da tutto ciò che ci mortifica, dall’apparenza e dalle maschere che indossiamo secondo le proprie convenienze. Nonostante tutto davanti alla esperienza del dolore e della ingiustizia la convinzione di essere in grado di rendere le cose migliori spinge all’impegno e all’azione. La consapevolezza della nostra impotenza, al contrario ci rende inermi.