Firenze, 22 marzo 2023 - Stasera inizierà la preghiera e, da domani, il digiuno diurno. Per i musulmani è arrivato il mese benedetto di Ramadan, quattro settimane da dedicare all’adorazione di Allah, alla riflessione ed alla devozione. Sono 140mila i fedeli toscani che si preparano al Ramadan. Per un mese intero, digiuneranno da poco prima della preghiera dell’alba fino a quella del tramonto.
Il digiuno comporta l'astinenza dal mangiare, dal bere, dal fumare e dai rapporti sessuali per ottenere una maggiore ‘coscienza di Dio’. Vietati anche i ‘peccati di parola’ quali la calunnia, la bestemmia, la menzogna e le azioni violente in generale.
“E’ un mese che i musulmani di tutto il mondo aspettano con grande gioia - dice Izzedin Elzir, Imam di Firenze e presidente della Comunità Islamica di Firenze e Toscana -. È un momento di autodisciplina, di autocontrollo: un mese per apprezzare i tanti doni che abbiamo dal Signore, che però spesso dimentichiamo nella vita quotidiana. Dio non ha bisogno della nostra sofferenza: il digiuno è un modo per dimostrare a noi stessi che anche le cose ‘automatiche’ come quella di cibarsi possono essere interrotte, se noi vogliamo. Se riesco a digiunare, allora significa che posso cambiare me stesso, migliorandomi. Spesso tendiamo a dare la colpa agli altri. Invece, dobbiamo dimostrare di esser capaci di migliorare intanto noi stessi, per poi contribuire a rendere migliore il mondo stesso”.
Sono una settantina i luoghi di culto sparsi in Toscana. I principali? Borgo Allegri a Firenze, dove ci sono anche altri due spazi: a Sorgane e in zona Isolotto-Ponte a Greve. E poi Colle Val d’Elsa, Pisa, Prato, Arezzo, Figline Valdarno.
Si può essere ‘esonerati’ dal mese di digiuno? “Solo se si è in viaggio - risponde Elzir -. Dio dà questa concessione anche ai bambini, ai malati oppure alle donne incinte o che allattano. Il digiuno deve essere momento di gioia, non di sofferenza”. Il Ramadan, racconta Elzir, “è molto sentito, anche dagli adulti che durante l’anno non sono così praticanti”. Anche i figli nati in Italia da famiglie musulmane, una volta arrivati allo sviluppo, partecipano al mese sacro.
“Il Ramadan si sente dentro”, dice l’imam. Il 21 aprile ci sarà la festa conclusiva, con la grande preghiera al parco delle Cascine, “per ringraziare Dio del fatto che anche quest’anno abbiamo potuto digiunare tutto il mese”. Tra i piatti della tradizione, datteri con yogurt bianco. “Ma la nostra comunità islamica è composta da più di trenta nazioni - osserva Elzir -. Ognuna ha i propri piatti tradizionali, che spesso hanno assimilato tradizioni italiane”. “A tutti i musulmani - la conclusione, - invio l’augurio di buon Ramadan. Un mese, come diceva il nostri profeta, di fede, pace, tranquillità e sicurezza. Eh, sì, la pace servirebbe a tutta l’umanità. Ma anche quella inizia da noi stessi. Alla base, c’è la nostra pace interiore”.