"È importante che Publiacqua sia stata chiamata alla propria responsabilità". È quanto ha dichiarato il sindaco David Baroncelli (in foto) alla sentenza della quarta sezione del Consiglio di Stato che ha respinto l’appello di Publiacqua contro l’ordinanza del Comune (allora era soltanto Tavarnelle) e Arpat Toscana. La sentenza chiude così una vicenda iniziata nel 2015 con un grave episodio di inquinamento con l’alterazione della qualità dell’acqua del torrente Pesa per scarichi non autorizzati e rifiuti. "Publiacqua aveva contestato i contenuti del provvedimento emesso dall’allora Comune di Tavarnelle, l’ordinanza firmata da me, in qualità di sindaco, che intimava la rimozione dei rifiuti, quali fanghi da decantatore, carbone attivo e sabbie filtranti, depositati sul letto del fiume derivati dallo scarico dell’impianto di potabilizzazione della Sambuca. Fu questo l’evento che diede luogo all’immissione di sostanze che potrebbe aver provocato l’alterazione della qualità dell’acqua", spiega Baroncelli. Dietro la segnalazione di alcuni cittadini di una consistente morìa di pesci nel torrente Pesa e di una colorazione anomala delle acque, il Comune inviò la polizia municipale e l’Arpat per un sopralluogo e per i controlli delle acque.
"Il fatto risale al 25 dicembre di dieci anni fa. Siamo intervenuti tempestivamente con Arpat, incaricata di effettuare le opportune rilevazioni. Questa sentenza dà riprova del nostro impegno e del nostro lavoro nella tutela del territorio e del torrente Pesa", conclude il sindaco. All’epoca Publiacqua rimosse i rifiuti ma contestò l’ordinanza con una decisione che stupì l’amministrazione e non solo, e partì l’iter burocratico dei ricorsi amministrativi. Come si legge nella sentenza del Consiglio di Stato, che ha condannato Publiacqua a pagare 5mila euro di spese legali a Comune e Arpat, il caso nasce dal ritrovamento di pesci morti nel torrente Pesa, anche se non è mai stata dimostrata la consequenzialità dei due episodi, in corrispondenza di due scarichi non autorizzati dell’impianto di potabilizzazione di Sambuca gestito da Publiacqua. Le indagini di Arpat rilevarono materiali solidi (sabbie, carbone attivo esausto, fanghi da decantazione) accumulati nell’alveo del fiume. Ma anche alti livelli di alluminio e metalli pesanti (cromo, nichel, piombo) nelle acque, riconducibili ai processi di lavaggio dei filtri dell’impianto. Visti i risultati delle analisi, nel 2016, il Comune emise un’ordinanza di bonifica, impugnata da Publiacqua, che nel frattempo aveva ripulito il fiume, davanti al Tar Toscana che nel 2022 la ritenne legittima. La società aveva contestato la qualificazione dei materiali come rifiuti e sosteneva che si trattasse di acque di restituzione. Inoltre aveva sostenuto che ci fossero vizi istruttori tra cui la mancanza di nuovi campionamenti nel 2016 per verificare la composizione dei sedimenti e una assenza di prove sull’origine chimica dei lavaggi dei filtri. Interpellata, Publiacqua a detto che preferisce non dire niente sulla sentenza.
Andrea Settefonti