Firenze, 13 ottopbre 2020 - La scorsa settimana abbiamo provato a capire in modo sintetico cosa è l’intelligenza artificiale (AI) e dove è già realtà. Oggi cerchiamo di capire quali strategie europee e nazionali vengono applicate per governare questo fenomeno che ha un forte impatto sulle nostre vite.
A luglio di quest’anno è stato pubblicato dal Ministero dello Sviluppo Economico un documento strategico sulla via italiana per l’AI, che prende spunto dai lavori effettuati dalla Commissione Europea a partire dal 2017 e che, a fine 2018, hanno visto la pubblicazione del Piano Coordinato sull’Intelligenza Artificiale che certifica la frammentazione e gli scarsi investimenti dei paese membri nel campo dell'AI. Il documento strategico europeo vuole dare l’avvio a una fase nuova, fatta di investimenti coerenti e mirati (si parla di 20 miliardi entro la fine di quest’anno) per raggiungere gli obiettivi promossi dalle Nazioni Unite con l’Agenda 2030.
Il documento Italiano “Proposta per una Strategia Italiana per l'Intelligenza Artificiale è stata redatto da un gruppo di trenta esperti e si articola in tre pilastri sui quali costruire lo sviluppo delle tecnologie e le politiche mirate per l’AI:
AI per l’essere umano
AI per un ecosistema digitale affidabile, produttivo e sostenibile
AI per lo sviluppo sostenibile
Andiamo per ordine: il primo pilastro pone l'attenzione sul rapporto tra l’uomo e i sistemi di AI. Nello specifico viene evidenziata la necessità di rendere trasparenti e facilmente comprensibili (da parte di tutti) i sistemi di AI. Il campo è quindi quello delle competenze e dell’empowerment da un lato e della protezione dall’altro. In poche parole, tutti dobbiamo capire rischi e opportunità dell’intelligenza artificiale e ad oggi pochi ne sanno qualcosa
Il secondo pilastro, invece, rivolge l'attenzione all’ecosistema digitale e innovativo del Paese, con azioni e interventi finalizzati a valorizzare le università, i centri di ricerca, le imprese e le amministrazioni pubbliche. Un ruolo fondamentale, in un campo ancora così inesplorato, è rivolto alla ricerca applicata, che deve diventare il fiore all’occhiello della via italiana per l’AI.
Il terzo, infine, si concentra sul raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità ambientale, sociale ed economica dell’Agenda 2030, grazie anche all'impiego di tecnologie di Intelligenza artificiale. L'idea alla base è quella di non lasciare indietro nessuno e costruire un mondo migliore anche attraverso l'AI.
Ma come raggiungere tali ambiziosi obiettivi? Su questo la cabina di regia ha espresso alcune raccomandazioni in merito alla governance della strategia. Prima di tutto istituzionalizzare una cabina di regia (un’altra?) interministeriale per la trasformazione digitale del Paese e promuovere una governance forte a livello italiano per la scienza e la tecnologia, fatta di interventi coerenti, trasparenti e mirati a valorizzare la ricerca in campo di AI. Per fare questo diventa essenziale la costituzione di un'agenzia per il trasferimento tecnologico - l'Istituto Italiano per l’Intelligenza Artificiale (I3A) con sede già ipotizzata a Torino - e, parallelamente, un fondo di investimenti misto per promuovere gli interventi economici a supporto dell'innovazione tecnologica e della ricerca.
Concludendo, non mancano le perplessità. Sembra, infatti, di essere di fronte all’ennesimo documento strategico che lavora su un solo tema, seppur di fortissimo impatto, ma che non può vivere di singole azioni. È necessario che vi sia una visione strategica d'insieme sulla trasformazione digitale del paese, di alfabetizzazione delle sua popolazione e di scommessa (ovviamente anche economica) sulla tecnologia. Altrimenti parliamo di strategie e ci divertiamo a costruire cabine di regia, senza mai giocare davvero la partita dell’innovazione.
Lapo Cecconi è docente Master Digital Transformation dell'Università di Firenze e fondatore della startup Kinoa