GIAMPAOLO MARCHINI
Cronaca

Inter-Fiorentina andata e ritorno. Leader Biro, il duro dal cuore d’oro

Il capitano viola e il passato in nerazzurro. La crescita, il carattere forte e l’omaggio a Davide Astori

Esultanza della Fiorentina (Foto Germogli)

Esultanza della Fiorentina (Foto Germogli)

Firenze, 24 maggio 2023 – Chissà se il pensiero del suo procuratore è rimasto quello di qualche anno fa, quando Cristiano Biraghi veniva considerato come uno dei giocatori più sottovalutati dell’intera serie A. Forse è per quel suo atteggiamento di duro che si porta dietro dai tempi delle giovanili dell’Inter, ma non è cattivo, è che lo disegnano così, per parafrasare una celebre frase di un cartoon. Ma il capitano della Fiorentina nel corso delle stagioni viola ha saputo farsi apprezzare per doti umane e per il modo di affrontare la vita (sportiva) senza cercare scorciatoie. Idee chiare quelle del cursore di fascia sinistra, come limpida è la sua onestà di pensiero che gli fanno onore in un mondo, come quello del pallone, dove le perifrasi di circostanza sono il pane quotidiano della comunicazione dei giocatori. E’ il primo a dirlo che è fatto così, pane al pane perché, come ebbe modo di ribadire qualche tempo fa, "Dico sempre le cose che penso. Sono un uomo che viene odiato o viene amato, mi interessa poco, so che non piaccio a tutti. Dico sempre le cose per il bene mio e della squadra. Ho raggiunto certi livelli perché credo nel lavoro e ho sempre lavorato tanto".

Già, il lavoro, come quello fatto nella stagione all’Inter con Antonio Conte "Uno degli allenatori più bravi e preparati del calcio mondiale e quindi mi ha dato tanto. Oltre alla presenza di Conte, giocare a certi livelli e in certe competizioni alza il livello di tutti e anche dei giocatori singolarmente. Vincere o anche arrivarci vicino ti aiuta a migliorare".

Un’esperienza importante quella con i nerazzurri dopo le stagioni con Pioli in viola che lo hanno fatto crescere anche come uomo, affrontando un dramma come quello della morte di Astori. Un rapporto speciale e mai dimenticato quello con il capitano viola, come testimonia la dedica ’13’ che puntuale arriva dopo ogni rete. Fiorentina prima, quindi Inter e poi il ritorno a Firenze con un accordo di lunga durata che in pochi potevano prevedere. Ma soprattutto nessuno poteva prevedere che sarebbe rimasto sotto la Torre di Maratona a lungo (scadenza 2024). Eppure Biraghi ha indossato il viola con obiettivi importanti. In quella firma c’era un progetto a lungo termine che potrebbe avere la sua sublimazione proprio dalla partita di Roma. Quattro anni in cui, insieme al presidente e alla società, c’è sempre stata la voglia di fare bene e contribuire a far crescere squadra e gruppo, grazie anche a Italiano. Ma questo è un altro discorso. Il feeling con Italiano si è sviluppato nel tempo, tanto che Biraghi ha sentito la fiducia dell’allenatore che non ha esitato ad affidargli i gradi.

Ma Biraghi ha sempre sviluppato con i suoi allenatori un rapporto improntato sul rispetto e stima reciproca. Pioli, Conte e adesso Italiano. Ogni allenatore ha i suoi alfieri. Nessuna preferenza, per carità, ma nelle squadre ci sono giocatori più funzionali di altri dai quali il mister di turno si separa mal volentieri. Questioni tecniche, caratteriali e di duttilità tattica. Perché anche da esperti si può sempre imparare e rendere al meglio. Vincenzo Italiano non sfugge a questa regola non scritta e come detto, la fascia di capitano è la conferma di tutto questo. Spesso nel mirino della critica, ma il terzino di fascia mancina non si è mai curato troppo degli spifferi, abituato com’è, prima di tutto, a pensare al gruppo e a difendere sempre la squadra. E in campo, in fondo, le prestazioni non sono mai mancate.

Come detto, la scadenza del contratto riporta il 2024, ma per affrontare queste questioni ci sarà tempo e modo. Per adesso Biraghi è solo concentrato su questa partita che potrebbe davvero metterlo nell’arca della gloria della storia viola. Come tutti i suoi compagni, del resto .