di Sandra Nistri
Una raccolta lunga ben quarant’anni. E’ nel 1982 infatti che Giuseppe Traversi, imprenditore del commercio, stoccaggio e recupero dei rottami ferrosi, orgogliosamente settimellese, inizia a mettere le basi di una sua singolare ‘collezione privata’ di "biciclette dei mestieri". Mezzi a due ruote, cioè, utilizzati prevalentemente dall’inizio Novecento fino agli anni Venti e Trenta del secolo scorso, per portare in sella i più svariati ‘attrezzi del mestiere’: dalla valigetta del sarto, alle forbici e pettini del parrucchiere, per citarne alcuni. Ora una parte dellasua ampia collezione, una ventina di pezzi tra i più significativi, possono essere ammirati, dopo l’inaugurazione avvenuta nei giorni scorsi, in uno spazio espositivo di via Dante Alighieri a Settimello, al piano terreno di una palazzina prefabbricata, attigua allo stabilimento di Traversi, creata per l’ampliamento della parte direzionale: "L’idea del museo, privato ma aperto a chiunque lo voglia visitare – racconta Traversi –, è nata dalla mia volontà di dare qualcosa a Settimello, dove sono nato, e in generale alla comunità calenzanese, e non solo visto che lo spazio è accessibile a tutti. Mi piaceva l’idea di far riscoprire ai più giovani la manualità di un tempo, che oggi si è un po’ persa e che i ragazzi, abituati ai computer e a navigare in Internet, non conoscono".
La passione per questo genere di mezzi è nata e si è sviluppata dalle scoperte e ricerche fatte in almeno quarant’anni di lavoro come ‘ferraiolo’, come lui stesso si definisce: "Quando ero più giovane – racconta – quello che si trovava si cercava di recuperare e, proprio nell’ambito della mia attività, mi sono appassionato a questo particolare tipo di biciclette che raccontavano una storia di vita e lavoro. Poi, col tempo, ho iniziato a fare delle ricerche più puntuali, cercando cose particolari e riuscendo a trovare diversi esemplari".
Nella collezione si possono ammirare, tra le altre, la bici del riparatore di bambole di bisquit, con tutta la sua mini officina di parti di ricambio di teste, braccia e gambe, o quella del parroco con tanto di altarino da campo smontabile, del sarto con valigetta piena di bottoni, fili, aghi, metri, forbici per mettere una toppa su un vestito, accorciarlo o allungarlo, quella del parrucchiere con lavabo in ceramica, lamette da barba marca Bartali, pettini e lozioni, del venditore di sale o dell’arrotino che urlava, soprattutto alle donne, che era arrivato.
Suggestive anche le bici rosse dei pompieri adibite al primo soccorso e provviste di naspo da srotolare in caso di incendio. Quasi tutti i pezzi sono di provenienza italiana ma uno arriva anche d’Oltralpe: un raro biciclo del 1800 acquistato da Traversi a Nizza. Essendo un museo privato lo spazio espositivo non sarà aperto con un orario definito, ma può essere comunque visitato, gratuitamente, durante aperture particolari o rivolgendosi allo stesso creatore che sarà ben felice di ‘aprire le porte’.