Per tre ore ha risposto alle domande degli inquirenti della procura distrettuale antimafia nel tentativo di negare e di rigettare lontano da sé l’accusa terribile che le è piombata addosso a più di 28 anni dai tragici fatti. L’accusa è di strage. Nel caso di Rosa Belotti, 57 anni, la strage di via Geogofili del 27 maggio ’93 a Firenze (277 chili di espliosivo e cinque morti), altri cinque per l’esplosione dell’autobomba parcheggiata a Milano davanti al Pac, il Padiglione di arte contemporanea di via Palestro (27 luglio ’93). Due delle stragi di mafia di quell’anno terribile insieme a quelle di Roma. All’epoca Rosa Belotti da Albano Sant’Alessandro, nella Bergamasca, aveva poco più di 29 anni. Ha accettato di rispondere agli inquirenti fiorentini – il procuratore capo Creazzo, e i due aggiunti Turco e Tescaroli – che il 22 febbraio scorso hanno deciso di farle perquisire casa dai carabinieri del Ros il 3 marzo.
L’accusa: essere coinvolta "in concorso con altri (Riina, Provenzano, Bagarella, i fratelli Graviano e Messina Denaro, ndc), condannati con sentenze passate in giudicato" nella esecuzione dell’attentato. Rosa Belotti avrebbe guidato la Fiat Uno rubata e imbottita di tritolo da via Letizia Esposito a via Palestro. Secondo la procura potrebbero inchiodarla alcune testimonianze ("C’era una donna sui 30 anni, di bell’aspetto, slanciata e alta, portava una Fiat Uno"; il raffronto fra un identikit e la sua foto segnaletica, per altri suoi problemi giudiziari risalenti al ’92; la comparazione scientifica tra foto, tratti del suo volto. Con l’aggiunta di un appunto dei Servizi, del Sisde (oggi Aise) che parla di una donna certamente presente lì. E a Firenze. E’ lei? Rosa Belotti?
Ad assisterla davanti ai pm l’avvocato Emilio Tanfulla. "La mia assistita è caduta dalle nuvole. Belotti non si è avvalsa della facoltà di non rispondere. Però oggi (ieri, ndc) non vogliamo rilasciare dichiarazioni. Questa è l’unica. Ufficiale. Dobbiamo mantenere il massimo riserbo. Capirete certo la delicatezza di questa inchiesta".
Si può scrivere la frase fatta: e cioè che la donna ha ribadito – ha provato a ribadire – la sua estraneità ai fatti che le vengono contestati. E di fronte ai no comment si sconfina nelle interpretazioni. Del non detto-detto. Se per Belotti durante l’interrogatorio si fosse aperto uno spiraglio di ‘luce’, forse la circostanza sarebbe in qualche modo trapelata. Lasciata intuire con altre parole di circostanza. Non confermata la notizia della segretazione dell’interrogatorio, indicativa di possibili, nuovi scenari investigativi alla ricerca nella casa della donna di sue foto.
g. sp.