
di Emanuele Baldi
"Mi chiede se noi toscani siamo antipatici al resto d’Italia? Certo, e soprattutto i fiorentini. Perché la città è bellissima ma gli abitanti sono ingombranti, furbi". Lo storico Franco Cardini, forgiatosi nelle gambe rozze e venose dell’Oltrarno post bellico, giunge a una conclusione asciutta dopo una riflessione spiazzante. In soldoni è in sintonia con il giovane blogger pistoiese Niccolò Carradori che ha pubblicato una riflessione che ha spiazzato il web: "I toscani simpatici? Ma se il resto d’Italia li detesta".
Cardini, allora è d’accordo?
"Premesso che se facciamo riferimento a degli stereotipi parliamo di maschere di teatro. E allora è conformismo imitarle, ma anche osservarle".
Professore parte in quarta..
"Intendo dire: posso anche condividere in buona parte le riflessioni del blogger ma oggi lo stereotipo è l’apparire. E il dare un giudizio attraverso i social è comunque uno stereotipo, quello di farsi notare".
Quindi il web tende a semplificare le cose: i toscani non sono tutti antipatici?
"Ma no, anche perché esistono tante toscane. La Lunigiana vicino alla Liguria cosa c’entra con la Maremma che è quasi Lazio? E gli aretini che già confondono i loro caratteri con gli umbri?
Allora chi sono i toscani puri?
"Quelli nel triangolo tra Firenze, Siena e Pisa. Anche se tra noi e i pisani c’è una bella differenza".
Campanilista anche lei?
"Dico solo che la nostra ironia è più sottile, tagliente, maliziosa. Quella pisana è simile a quella dei livornesi, ai quali loro malgrado assomigliano".
E cioè com’è?
"Anche loro hanno piacere a mettere gli altri a disagio".
Allora siamo tutti cattivi?
"Ma no! Io stesso spesso mi sento arcifiorentino e faccio battute crudeli. Ma sono buono".
Le battute. Carradori ricorda l’imbarazzo delle mamme lombarde quando da piccoli facevamo amicizia coi loro figli. Ci guardavano come per dire ’ora questo cosa dice’?
"Beh, ci credo. Al nord provano fastidio per noi. Milano è acidamente mitteleuropea e questo fa sì che lo spirito toscano da quelle parti non sia apprezzato. Ma Manzoni era diverso. In un passaggio dei "Promessi Sposi" scrive ’La c’è sì la Provvidenza’. Fiorentinissimo. Ci aveva capito, d’altronde l’italiano è nato nella Toscana centrale".
Qui nasce la lingua. Non è che altrove sono invidiosi?
"Firenze è ingombrante. Perché è un modello. Ma io credo che dia più fastidio il modo di fare fiorentino. Quello di prendere tutti in giro".
Ma è un tratto distintivo divertente alla fine no?
"Certo, ma c’è sempre un fondo di cattiveria anche nelle persone più buone. Tutti ridiamo delle malegrazie degli altri. Magari non della morte ma sui soldi e sulle corna ci sbellichiamo".
Un cornuto ci fa ridere?
"Sì, finché non tocca a noi".
Oscar Wilde diceva che c’è qualcosa di meschino nelle disgrazie degli altri“...
"Il meccanismo è più strano. Un fiorentino non è certo contento se una persona si fa male e zoppica. Ma non si vergogna di ridere perché è un riso che coinvolge la satira sulle disgrazie della vita. E’ malinconico".
In Amici Miei c’è un senso di morte e si cerca di esorcizzarlo facendosi beffe degli altri...
"È una storia bella ma amara sulle amicizie lunghe in cui alla fine qualcuno muore. E allora si ride. Anche sulle disgrazie. Perfino sull’alluvione del 1966".
Monicelli era cattivo?
"Era geniale. Sulla sua tomba ha fatto scrivere “Mai stato alle Maldive“. Come dire ’Voi buzzurri andate là e magari non conoscete il santuario della Verna. Un inno funebre alla nostra ignoranza".
L’opposto della comicità di Benigni? Chi è più fiorentino?
"La comicità di Benigni non ha nulla di Firenze. E’ aggressiva, volontariamente grottesca. Un fiorentino non prenderebbe mai in collo la Carrà, casomai le farebbe notare che ha più rughe di un tempo".
Nemmeno s’inventerebbe un gioco in un campo di concentramento nazista...
"Eh no, gli girerebbero e parecchio. Farebbe subito polemica con i carcerieri piuttosto. Però Benigni ha un merito".
Quale?
"Aver riportato in auge la toscanità che era importante fino ai primi del ’900 ma dimenticata nel dopoguerra per il teatro e la canzoni napoletane, per gli artisti romani. Lui e poi i Giancattivi, Nuti, Riondino, i livornesi".
Il professore dell’Attimo fuggente’ diceva: ’Noi non ridiamo di lei, ma con lei’. E qui?
"Qui si ride con qualcuno se c’è una tavolata di amici storici, in famiglia al pranzo di Natale. Per il resto ridiamo di e non con...".
Ma quante se ne combina?
"Tante. Anche perché siamo diversi. Ci sono più Firenze. Io dell’Oltrarno sono più affine e ho più inflessioni tosco-occidentali, zona Scandicci. A Firenze sud da Gavinana si guarda già al Chianti, a Pontassieve".
Dell’Oltrarno quindi tifoso dei Bianchi di Santo Spirito?
"Sì, e affine ai Rossi di Santa Maria Novella vicini a noi".
Gli Azzurri? Meno fiorentini?
"In realtà Santa Croce la sento molto mia, è’ francescana. In Borgo Allegri, oppure a pranzo a Sant’Ambrogio sono a casa".
E i Verdi di San Giovanni?
"Loro son più verso il Campo di Marte. Più signorini".
Ma quante Firenze ci sono?
"Tante, da noi non è questione di campanili. Ma di usci".