Un Isacco insolito, non più vittima sacrificale del padre Abramo, ma un 'ragazzo difficile', con tratti di autismo, accolto fra mille difficoltà dagli anziani genitori. 'Isacco, il figlio imperfetto' è la nuova opera "per voce femminile, attore, ballerino, coro ed ensemble" firmata da Andrea Portera, compositore, docente alla Scuola di musica di Fiesole, e domani sera (ore 21) sarà al Teatro Affratellamento, dopo il debutto romano di ieri al Festival Nuova Consonanza di Testaccio.
Andrea Portera, com’è nata quest’opera?
"Dalla lettura di un libro, 'Isacco, il figlio imperfetto' di Gianni Marmorini. È l’interpretazione della storia di Isacco basata su una corretta traduzione dell’originale ebraico: Dio, secondo questa versione, non chiede mai ad Abramo di uccidere il figlio, gli chiede anzi di accoglierlo per quanto il figlio sia diverso, fragile, vulnerabile. Il libro dedica molto spazio anche ai genitori, Abramo e Sara, e ne viene fuori il ritratto di una famiglia molto attuale. L’opera è nata così".
Che personaggio è, allora, il suo Isacco?
"Un personaggio statico, un patriarca che non si muove, non fa guerre e che per questa staticità mette in difficoltà chi lo circonda, che così viene spinto all’introspezione. Ci sono nell’opera episodi, presi dal libro, che segnalano la diversità di Isacco".
Per esempio?
"Per esempio la scena in cui portano a Isacco la futura moglie Rebecca e lui si concentra sul cammello e sulla sua bellezza, invece che sulla donna. E ci sono le derisioni, gli atti di bullismo che Isacco subisce. Ho sentito subito tutta la musicalità di questa figura così scomoda e così poetica. Ma è importante anche Sara, che ci porta nel mondo delle donne che non riescono ad avere figli e nella dimensione molto moderna di una madre che deve difendere un figlio diverso e con l’avanzare dell’età comincia ad avere paura".
In che modo la sua opera tocca il tema religioso?
"C’è ovviamente la storia della schiava Agar che ha un figlio da Abramo e dà origine alla tradizione islamica, mentre da Sara deriva la discendenza ebrea. Nella mia opera Abramo, nel momento del sacrificio di Isacco, non viene fermato da Dio ma dalla madre ebrea e da quella araba islamica. Questa scena nasce da un’idea che mi ha suggerito mia moglie dopo aver visto una manifestazione di madri israeliane e palestinesi contro la guerra. Le madri, in tutte le culture, vogliono la vita e non la guerra".
Come ha organizzato lo spettacolo?
"Sono quattro scene e un prologo, ma c’è anche una sorta di musical, che creano una storia intorno a Isacco, il quale è un personaggio senza parola, senza canto, e quindi nell’opera sarà un ballerino, Keith Ferrone, che è anche il coreografo. Sara è invece una cantante, Valentina Coladonato, mentre Agar doveva essere centrata più sulla parola, quindi ecco un’attrice, Giusy Signoretta. Abramo, anche lui silenzioso, austero, è un violoncello, e ogni tanto gli viene prestata la voce dal coro maschile, che è invece l’arcangelo Michele, altra figura estremamente affascinante. Poi c’è il ContempoartEnsemble, diretto da Vittorio Ceccanti, che è stranissimo, con diversi flauti, ma anche un tubo di forassite, il toy piano, le campane tibetane... La varietà di timbro è molto importante in quest’opera. E poi c’è il coro Animae Voces, diretto da Edorado Materassi, che ha un ruolo fondamentale. È stata un’opera corale: nessuno ha semplicemente eseguito un compito e anzi ognuno ha personalizzato la sua partecipazione".
Dopo l’Affratellamento, prossima tappa al Teatro Shalom di Empoli il 10 gennaio.