Antonio Passanese
Cronaca

Il console Carrai: “Per la Palestina non cambierà nulla finché non si libererà da Hamas”

“Tutto il mondo libero dovrebbe aiutare a far nascere uno Stato palestinese che sia guidato in una fase transitoria da quei Paesi arabi moderati che si riconoscono nel patto di Abramo"

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Marco Carrai (Foto Marco Mori /New Press Photo)

Firenze, 7 ottobre 2024 – Sotto scorta per motivi di sicurezza, Marco Carrai, console di Israele per Lombardia, Toscane ed Emilia Romagna, traccia un bilancio di ciò che è accaduto dal 7 ottobre 2023 a oggi.

Console Carrai, a un anno dall'attacco terroristico di Hamas in cui, ricordiamo, sono state uccise 1.200 persone mentre altre 250 sono state sequestrate, come è cambiata la percezione di Israele e della Palestina? E cosa ci resta come insegnamento?

"Direi che nulla è cambiato. Anche nelle recenti violente manifestazioni a Roma si è inneggiato alla strage degli ebrei del 7 ottobre come a un atto legittimo di inizio di non so quale rivoluzione. E per la Palestina finché non si prenderà coscienza che la libertà che le occorre è quella da Hamas e dalle frange terroristiche nulla cambierà. Fino ad allora lo slogan due popoli e due Stati purtroppo rimarrà appunto uno slogan mentre invece tutto il mondo libero dovrebbe aiutare a far nascere uno Stato palestinese che riconoscendo la legittimità di Israele e non volendolo cancellare dalla carta geografica come invece dicono Hamas, l’Iran e Hezbollah, sia guidato in una fase transitoria da quei Paesi arabi moderati che si riconoscono nel patto di Abramo". Dopo il dolore e la solidarietà espressa al popolo israeliano in quei primi tragici giorni sembra che con il passare del tempo la situazione si sia capovolta.

"La solidarietà verso Israele di solito dura un mese questa volta è durata anche meno. Appena Israele ha iniziato a cercare di estirpare i terroristi che avevano trucidato e anche stuprato donne e bambini solo per il fatto di essere ebrei tutti coloro che dicono di non essere antisemiti hanno cambiato aggettivo e hanno detto che sono antisionisti. Nulla cambia nella sostanza e se qualcuno pensa il contrario di rilegga le parole del Presidente Mattarella del 27 gennaio 2016 o quelle del Presidente Napolitano del 25 gennaio 2006: “No all’antisemitismo anche quando si traveste da antisionismo perché ciò significa negazione della fonte dello Stato ebraico”. Nessuno si rende conto che a parità di popolazione il 7 ottobre è come se l’11 settembre fossero stati uccise 60mila persone, ne furono uccise 2960, o come se al Bataclan ne fossero morte 12mila, ne morirono 90. Tutti vi ricorderete la reazione al terrorismo degli Stati Uniti post 11 settembre e quella della Francia. Con l’aggravante che il 7 ottobre sono state trucidate in quanto ebrei”.

Lei ha più volte denunciato, anche sugli organi di stampa, una recrudescenza dell'antisemitismo in Italia. Ma essere contro la politica di Netanyahu non significa avercela con il popolo israeliano. Lei cosa ne pensa?

"Israele è una democrazia che tuttora si interroga sulle azioni del suo premier: c’è chi protesta e gli è permesso. È uno stato democratico dove c’è stato il primo gay pride al mondo. Chi in nome dei diritti grida non contro il governo, peraltro legittimamente in carica, ma contro lo Stato stesso di Israele lo inviterei ad andare in piazza a Teheran a manifestare per i diritti delle donne e dei gay per capire cosa succederebbe". Non crede sia meglio far parlare la diplomazia invece che le bombe?

"Certo. Ma come disse Churchill, che pure era stato segnato anche personalmente dalla prima guerra mondiale, non si tratta quando la tua testa sta nelle fauci del leone. Il Leone era Hitler. Israele combatte per la sua stessa esistenza. Lo ripeto c’è un tempo per tutto e la Pace non si fa con gli slogan ma con la politica. Non dimentichiamo che il 7 ottobre fu scatenato pochi giorni prima della firma degli accordi di Abramo di Israele anche con l’Arabia Saudita che avrebbe portato a una generale pacificazione del Medioriente e finalmente alla nascita dello Stato della Palestina levandola dall’influenza del regime iraniano".

La senatrice Liliana Segre è stata definita una spia sionista, lei è stato più volte minacciato di morte. Insomma, siamo di fronte a una deriva per lo più dettata dall'ignoranza che dalla sostanza. Ma dica la verità, lei teme per la sua vita e per quella della sua famiglia?

"Sarei incosciente se vedendo nella manifestazioni la mia foto accanto a quella della senatrice Segre indicati come agenti sionisti da andare a cercare a casa non avessi paura. Ma se per questo smettessi di combattere la giusta battaglia farei un torto a chi come la senatrice Segre fu internato nei campi nazisti magari perché qualcuno si era rifiutato di proteggerli e per il quieto vivere non aveva aperto loro la porta di casa sua". In ultimo, non crede che sia la Palestina che Israele potrebbero convivere pacificamente?

"Assolutamente sì, non solo lo credo ma lo spero. Israele non ha mai voluto la cancellazione della Palestina né tanto meno dei palestinesi altrimenti non sarei qui a difenderlo. È Hamas, e non i palestinesi, e Hezbollah e l’Iran che vogliono la cancellazione dello Stato di Israele. Israele prima di compiere azioni militari informa le popolazioni di allontanarsi, Hamas ed Hazbollah si fanno scudo di quelle popolazioni".