FRANCESCO INGARDIA
Cronaca

"Italia Viva? No, grazie" . I Cinque Stelle chiudono la porta del campo largo

Ricciardi, capogruppo del Movimento alla Camera, mette i paletti all’alleanza "Per sedersi attorno al tavolo del centrosinistra, Renzi non ci deve essere".

Ricciardi, capogruppo del Movimento alla Camera, mette i paletti all’alleanza "Per sedersi attorno al tavolo del centrosinistra, Renzi non ci deve essere".

Ricciardi, capogruppo del Movimento alla Camera, mette i paletti all’alleanza "Per sedersi attorno al tavolo del centrosinistra, Renzi non ci deve essere".

"Non so più come dirlo. Per noi del Movimento 5 Stelle, Italia Viva è un fattore dirimente. Non ci sono margini di scelta: per sedersi al tavolo del centrosinistra Renzi non ci deve essere. Se ce lo troviamo, in quella stanza non entreremo manco a discutere. Più chiaro di così... ".

Riccardo Ricciardi, chiarissimo. Il punto però è che Renzi ha riposizionato il suo partito a sinistra. Che in Toscana è forza di governo. Addirittura si è detto "pronto ad allearsi con Conte". E voi?

"Il punto di partenza per le regionali in Toscana resta l’impossibilità di avviare un percorso con Italia Viva – tuona il braccio armato toscano di Conte e capogruppo dei 5S alla Camera –. Renzi starebbe bene in una coalizione di centrodestra. Che credibilità può avere un politico irresponsabile come lui che fino a un mese fa si vantava di aver mandato a casa Conte nel 2021 per far posto a Draghi, con l’Italia semi chiusa e con un Pnrr da 209 miliardi in ultimazione? Ora dice ’mi alleo con Conte’? In politica serve coerenza. Ci credo che la gente poi straccia la tessera elettorale".

Allora, Giani sì o Giani no?

"Sposo la linea della discontinuità della coordinatrice Irene Galletti. Se in questa legislatura avessimo maturato un apprezzamento per la giunta Giani saremmo entrati in maggioranza. Non è che dopo una consiliatura all’opposizione poi possiamo serenamente sostenerlo come candidato governatore. Certo che se l’intenzione è di stare in coalizione, è evidente che la sua discontinuità faciliterebbe molto un eventuale percorso unitario condiviso".

Niente da fare neanche con la legge sul fine vita, il salario minimo negli appalti e l’apertura del governatore al reddito sociale per i più fragili?

"Guardi, sono misure che non servono a noi, ma ai toscani in difficoltà. Benissimo, segnali come questi. Ma i temi cruciali sono la Multiutility dei servizi e la sanità. La nostra proposta è che sia senza contaminazioni privatistiche e interamente pubblica. Cose che negli anni in Toscana non abbiamo visto".

Giani, nei sondaggi, vola oltre il 50% al primo turno anche senza il M5s, la cui base resta spaccata a metà: il 50% preferisce la corsa in solitaria, l’altro con Pd e Avs...

"Un vecchio saggio diceva che ’i sondaggi sono come i profumi, si annusano ma non si bevono’. Non sono l’oracolo. Comprendo entrambe le posizioni. Chi antepone la consapevolezza che per cambiare le cose nell’interesse dei cittadini si deve governare, e chi preferisce fare battaglia all’opposizione per incidere di più, piuttosto che andare col Pd sacrificando le nostre battaglie identitarie".

A proposito di identità, il 12 c’è il vostro ’congresso’ regionale (forse) a Montecatini: l’assise giusta per decidere?

"Prenderò parte a un incontro che guarda alla campagna elettorale e all’allargamento della partecipazione ai cittadini, iscritti e non al Movimento, per il programma. Il tema del perimetro nel quale stare andrà affrontato con una discussione aperta, non dogmatica. Noi le decisioni le prendiamo così".

Facciamo un gioco: il 9 aprile la Consulta nega il terzo mandato a De Luca e Conte incassa da Schlein il via libera per la nomina in Campania di Fico. In Toscana sarebbe più facile finire sull’altare col Pd?

"Troppe variabili – ride, ndr –, peggio di Monopoli. Ogni Regione al voto deve avere un suo percorso autonomo. Aggiungo però che non è banale che a Napoli si governi insieme al Pd e a Firenze no. L’accordo di Napoli, un anno fa, a Firenze non è stato trovato. I territori vanno rispettati, non vedo perché far pesare alla comunità toscana le conseguenze di una decisione presa a 500 chilometri di distanza".