STEFANO BROGIONI
Cronaca

Un mese senza Kata. La bimba inghiottita dai silenzi dell’Astor in attesa della svolta

Ricerche e indagini serrate, ma della piccina nessuna traccia neanche nelle telecamere. L’albergo resta la chiave del mistero

Firenze, 10 luglio 2023 – Un’altalena di emozioni, mai positive, in attesa di una svolta. Un mese di ricerche incessanti e indagini serrate, ma trenta giorni dopo, la scomparsa di Kataleya Mia Alvarez resta un’enigma che ruota intorno alle stanze occupate e litigiose della sua casa, l’Astor occupato di via Maragliano. In questi trenta giorni, anche l’occupazione è finita. Lo sgombero è servito ad assicurarsi che non fosse stato quell’edificio, teatro di guerra fra bande, a sequestrare la bimba di cinque anni, figlia dei peruviani Miguel Angel Romero Chicllo e Katherine Alvarez. Il primo, il babbo, il 10 giugno - il giorno in cui tutto è cominciato, e speriamo non finito - era in carcere a Sollicciano. Kata era stata affidata allo zio Abel, il fratello della mamma uscita la mattina per andare a lavoro. Le telecamere, le uniche che hanno inquadrato Kata, ci consegnano la sua ultima immagine alle 15.13: la bimba è sola, scende le scale dell’hotel per dirigersi al cortile interno. Poco prima, alle 15.01, sempre una telecamera l’ha ripresa mentre si stacca dal fratello maggiore e altri bambini - diretti al vicino campino di calcetto - e rientra dentro l’albergo dal cancello di via Boccherini.

Poi, il buio. Dalla nottata successiva, i carabinieri cominciano a setacciare le camere occupate, dove - già era noto - per il commercio dei posti letto, si è pronti anche ad ammazzare. Un paio di settimane prima, infatti, all’Astor c’è stato un tentato omicidio: un ecuadoregno, “rivale“ degli Alvarez Chicllo, si butta dalla finestra perché, dice, vuole sfuggire alle mazzate che avrebbero dovuto convincerlo a sloggiare.

Chi ha preso Kata vuole vendicarsi di quell’episodio? E’ la prima ipotesi che anima gli inquirenti. Il 12 giugno, lo stesso giorno in cui la mamma di Kata ingurgita la candeggina, si comincia a cercare intorno all’Astor una base usata da chi avrebbe rapito la bambina.

Già, perché le telecamere non hanno inquadrato mai l’uscita della bambina. E pare che neanche oggi, che sono state acquisite le immagini di 1500 impianti “intelligenti“ di Firenze sicura, niente è arrivato in soccorso dell’indagine. Perché qualunque sia il movente, qualsiasi cosa sia successa tra le 15.13 e le 15.45 (quando rientra la mamma) di sabato 10 giugno, chi è uscito con Kata è stato abile e calcolatore. Conosceva così bene l’immobile da studiare la via di fuga? Può darsi. Di sicuro, dopo lo sgombero del 17 giugno, si può affermare con certezza che la bimba non è lì dentro.

"Ridateci nostra figlia", urlano i genitori nelle manifestazioni che si sono ripetute in queste settimane. Cortei che si sono intrecciate con le piste investigative. Oltre al rapimento per vendetta, resta in campo l’ipotesi di un pedofilo che abbia allungato le mani sulla bimba, rimasta sola in quel pomeriggio dentro l’Astor. Solitamente affollato, ma in quella mezz’ora stranamente vuoto, assente, cieco.