GIOVANNI SPANO
Cronaca

Kata scomparsa a Firenze, gli avvocati dei genitori: “Tre persone sanno tutto”

Le piste aperte: dalla droga alla vendetta. I legali: "Gli indizi diventano prove con assunzioni di responsabilità. Chi ’comandava’ nell’ex hotel sa perché e come è stata rapita la piccola. Serve un passo in più"

Firenze, 19 luglio 2023 – Il silenzio sulla innocente, Kata, sgomenta. Tutti (quasi) sperano che la procura abbia una carta buona tale da convincere il giudice a calare un’ordinanza o più ordinanze di cattura sul tavolo dell’indagine. Non solo i genitori della bambina di 5 anni; a volere la verità ci sono i parenti; la nutrita comunità peruviana e vedremo se mandante ed esecutori là si annidano; Firenze tutta al di là della partecipazione o meno a fiaccolate e preghiere collettive.

«Ma non sappiamo niente. Non ci dicono niente» spiega l’avvocato Filippo Zanasi che con la collega Sharon Matteoni tutela e assiste i genitori di Kataleya.

Gli avvocati dei genitori di Kata
Gli avvocati dei genitori di Kata

Sono stati più volte dagli investigatori. Hanno indicato uno o più possibili moventi del sequestro?

«Tutte le piste, nessuna pista. Non c’è stato verso di imboccare quella forse risolutiva. Serve uno scarto in avanti. Non bastano chiamate in correità generiche tipo ’quello ha commesso quel reato’. Qualcuno deve autoaccusarsi».

Procura e Arma hanno elementi interessanti. Ma per svoltare occorrono prove nitide. La pista del traffico di droga, di uno sgarro su una grossa partita?

«Possibile, verosimile, non ancora vero. Ragioniamo così: a cosa piccola, reazione piccola. A cosa grossa, reazione grossa».

Genitori e zio hanno ruoli cruciali.

«Sì, capisco. Li rivediamo oggi. Potremmo tornare dagli inquirenti. Rapimento organizzato, qualcuno ha preso Kata e non sappiamo come. Fa pensare a qualcosa di grosso, ad attività illecite che proliferavano in quell’ambiente».

E a violenze di vari tipi, a possibili ritorsioni sentimentali in un microcosmo non certo pacifico qual era l’ex albergo

«Piste compatibili con l’ipotesi della vendetta. Che ha mille forme. Altri devono dire. Più e prima dei pm. C’è chi sa bene cosa è successo quel giorno e perché. Almeno tre persone».

Testimoni reticenti e omertosi? Chi sono?

«Una donna romena, un uomo peruviano, un suo aiutante. Gestivano tutto all’Astor. E tutto sapevano».

Un testimone ha raccontato: ’ quel sabato 10 giugno arrivarono all’Astor in tre a cercare lo zio di Kata’. Pare non avessero intenzioni pacifiche.

«Risulta anche a noi».

Sapete delle voci su fatti che ‘spiegherebbero’ una tale vendetta. Riguardano i genitori.

«Sono arrivate anche a noi. E sì, capisco, il ruolo dei due genitori è centrale. Ma forse per qualcosa di meno diretto».

Si spieghi

«Qualcosa che potrebbe essere ricondotto non a loro, ma a persone a loro vicine. Più o meno vicine. Essere amico di un avversario di una parte può indurre la parte avversa a vendicarsi in modo trasversale».

Kata obbiettivo mirato o obbiettivo più facile da raggiungere. Ma gli inquirenti hanno rappresentato ai genitori e chiesto conto anche di queste voci?

«Miguel e la moglie hanno detto alcune cose, ma in questi colloqui c’è stata anche la visione attenta di ogni singolo fotogramma dei filmati delle telecamere di videosorveglianza».

E parlato di fatti collegabili, memoria e conoscenza, a quelle immagini. Ma per ora non è bastato a far quadrare il cerchio.