Firenze, 20 giugno 2023 - Ieri mattina il babbo di Kata ha bussato alla porta del pm Christine Von Borries perché aveva qualcosa dire. Cosa? Quella che l’obiettivo del rapimento non fosse sua figlia, ma un’altra bambina dell’Astor. Nel colloquio di ieri mattina con il magistrato inquirente (che peraltro conosce benissimo la lingua spagnola), durato circa un’ora, Romero Chicclo avrebbe spiegato di aver passato gli ultimi mesi in carcere, circostanza che, secondo il suo ragionamento espresso alla pm, non avrebbe fatto maturare astio nei suoi confronti da parte di qualcuno. E soprattutto niente di così pesante da scatenare una vendetta così pesante come quella di sequestrare una bambina.
"Quello che so, io vengo a dirlo. Grazie a tutti per quello che state facendo", si è limitato a dire al termine dell’incontro il giovane babbo, accompagnato dai suoi avvocati, che lo hanno atteso fuori dalla stanza del pm Von Borries. Gli inquirenti verificheranno anche questa pista.
Sono giornate lunghissime, quelle degli investigatori, che da ormai dieci giorni stanno verificando perfino le sensazioni di chi ha vissuto dentro l’hotel occupato.
La maxi ispezione iniziata dopo lo sgombero di sabato adesso esclude che la bimba possa essere ancora lì dentro. Dunque, è giusto cercare più lontano dall’Astor, anche se il movente del sequestro di persona sembrerebbe comunque annidarsi lì, nella turbolenta occupazione segnata dalla guerra per le stanze, racket e violenze che avrebbero segnato la convivenza di oltre cento persone, non tutte per bene.
Di sicuro, però, non hanno nessuna colpa le creature come Kata, cinque anni appena e soltanto la voglia di giocare, come i bambini della sua età. Come accadeva spesso, infatti, Kata aveva giocato con la sua amichetta, anch’ella di origine peruviana, anche se quel giorno le due bambine si bisticciarono e si divisero. L’ultima immagine di Kata, che non è stata diffusa, è alle 15.12/15.13 sulla scala dell’Astor. Non c’è nessun frame in cui esce dal cancello, dopo quel momento.
Con l’esclusione dell’uscita dal cancello “ufficiale“, e la sua assenza nell’edificio, è quasi certo che chi ha preso Kata, abbia utilizzato un passaggio alternativo, probabilmente dal retro, scavalcando il muro. E dunque che l’intera operazione sia stata pensata, pianificata sul filo dei minuti.