Firenze, 28luglio 2024 – Nella mattina del 10 giugno, poco prima che Kata scomparisse, tanti occupanti di nazionalità rumena fanno le valigie e lasciano l’hotel Astor. Perché?
Per la criminologa Stefania Sartorini, consulente della madre della piccola che ha notato il massiccio esodo visionando le immagini delle telecamere poste su via Boccherini, nella comunità balcanica si sapeva che sarebbe dovuto succedere qualcosa. E chi non voleva grane, avrebbe fatto le valigie. Nonostante l’aver pagato per un posto dentro la turbolenta occupazione di via Maragliano.
Ma cosa sapevano? E perché ancora oggi queste persone tacciono? Qui, le indagini della famiglia di Kata s’intrecciano e a tratti si sovrappongono con quelle della procura. Ed entrambe fanno i conti con una densa coltre di omertà.
Nell’hotel dove per la guerra delle stanze ricorrevano spesso violenze (oggetto di un procedimento separato in cui è imputato anche lo zio materno di Kata, Abel Argenis detto Dominique) c’era stato anche un legame sentimentale tra una donna peruviana e un rumeno. Un rapporto che aveva preso una brutta piega. Emerge che l’uomo minacciava la donna di far del male a lei e ai suoi figli.
Una è proprio l’amichetta di Kata. Due bimbe per altro dall’aspetto molto simile. Il rumeno, secondo quanto è stato ricostruito, è uno di quelli che lascia l’Astor quella mattina, anche se qualcuno giura di averlo visto nuovamente nell’immobile occupato il pomeriggio, quando Kata è già scomparsa. Di sicuro non c’è più al momento dello sgombero del 17 giugno: i carabinieri lo hanno ritrovato in Romania, anche se la sua posizione non pare abbia suscitato interesse.
Più controversa è invece la figura della sua ex fidanzata. Isabel è una testimone che gli inquirenti hanno riconvocato spesso in procura, anche perché in passato era rimasta coinvolta nella storia di una partita di droga persa. "Mi chiedono sempre la stessa cosa, quello che è successo. Io ho detto tutto quello che so", ci risponde al telefono, negando di essere stata chiamata un’altra volta dagli inquirenti pure pochi giorni fa. La donna era nella sua stanza quel pomeriggio del 10 giugno. Sua figlia è stata anch’ella ascoltata più volte dal magistrato titolare dell’inchiesta, Christine Von Borries, e con lei ha pure ripercorso gli ultimi passi fatti insieme all’amichetta. E’ sempre la piccola che parla del "lupo" nel cortile dell’Astor.
Un racconto attendibile o condito dalla fantasia di un bambino? O addirittura condizionato dal racconto di adulti? Domande che ancora, a distanza di quasi quattordici mesi dal giorno della scomparsa di Kata, restano senza una risposta. La procura ha parlato genericamente di quattro piste, dove dentro ci sta praticamente tutto, da un orco annidato nelle stanze dell’albergo occupato allo scambio di persona. Per la criminologa consulente della famiglia di Kata, dopo la visione in Borgognissanti delle immagini delle telecamere, la "pista rumena" è quella che merita più attenzione. E Kata potrebbe essere diventata l’obiettivo non prestabilito di un regolamento di conti fra adulti. Non un rapimento organizzato, però, visto che non è mai arriv ata una richiesta di riscatto.
Ma per corroborare questi tesi, la consulente Sartorini ha ottenuto il permesso di fare un sopralluogo nei luoghi di questa vicenda. Il giudice Patrizia Pompei, che ha in custodia l’immobile essendo finito dentro una procedura fallimentare, ha autorizzato l’accesso, che salvo imprevisti avverrà all’inizio di settembre. Sartorini ha fatto richiesta alla procura anche di un cane molecolare. Potrebbe fiutare tracce della bimba, magari ripercorrere il tragitto che è stato fatto da chi l’ha condotta fuori dal perimetro dell’albergo. Le evidenze investigative indicano il retro, via Monteverdi, quale percorso di uscita. E’ un tratto non coperto dalle telecamere, enorme vantaggio, chissà se casuale o calcolato, per i responsabili. Da quel lato ci sono anche molti cassonetti - che ancora oggi si aprono senza chiavetta - che non risulta siano stati controllati subito dopo la denuncia di scomparsa. Perché, tra i tanti nei di questa inchiesta, c’è pure il ritardo di molte ore nel congelare la situazione dentro e fuori dall’Astor.