Firenze, 1 agosto 2024 – E’ caccia al Dna di Kata in un secchio e su uno straccio sequestrato in una camera di occupanti rumeni dell’hotel Astor di via Maragliano, da dove la bimba peruviana è scomparsa il 10 giugno dell’anno scorso.
Ieri mattina, il genetista Ugo Ricci ha ufficialmente ricevuto l’incarico dai pm titolari dell’inchiesta - formalmente aperta per rapimento -, Christine Von Borries e Giuseppe Ledda. Nei sessanta giorni di tempo concessi, il consulente della procura analizzerà anche un peluche, un pupazzo che sarebbe appartenuto a Kata e che è stato anch’esso rinvenuto in una stanza ai ’piani bassi’ dello stabile occupato.
La mossa della procura va dunque in direzione della "pista rumena" suggerita dalla criminologa della famiglia Stefania Sartorini, convinta (dopo la visione di 12 ore di filmati) che sia successo qualcosa a Kata quando la bimba, dopo aver sceso le scale esterne intorno alle 15.15 del giorno della scomparsa, avrbebe imboccato il corridoio al pianterreno dell’ex hotel.
Ma con la ricerca di dna della piccola (sotto forma di "epitelio, sangue o altri liquidi biologici") in un secchio o su uno straccio, si prende implicitamente in considerazione l’ipotesi più nefasta, e cioè che quegli oggetti contengano sangue o sostanza organica della bambina. Dunque che sia stata vittima di una forma di violenza.
Ma questa non è comunque l’unica interpretazione “decifrabile“ dai quesiti che la procura hanno chiesto al genetista Ricci.
Nei tre oggetti sequestrati a suo tempo dai carabinieri, il consulente dovrà anche ricercare eventuali tracce dei due indagati, gli zii Abel Argenis Vasquez, fratello della mamma di Kata, Katherine, e Marlon Edgar Chicclo, fratello minore di papà Miguel Angel, o degli stessi genitori.
Non solo: se da secchio, straccio e peluche emergessero ulteriori dna, la procura valuterà il da farsi. Bisogna ricordare che a tutti gli occupanti presenti nell’edificio al momento dello sgombero (avvenuto il 17 giugno, una settimana dopo la scomparsa della bimba) è stato prelevato un campione genetico.
Ieri mattina, tutti i familiari di Kata, compreso il babbo, tutt’ora detenuto, hanno voluto essere presenti all’affidamento dell’incarico, accompagnati dagli avvocati Elisa Baldocci ed Elisabetta Vinattieri (la prima difende uno degli indagati, Abel, la seconda rappresenta padre e madre di Kata).
A più di un anno dall’avvio dell’indagine, c’è attesa per l’esito di questo sviluppo investigativo. Nonostante siano passati diversi mesi, ci sono ancora molte ipotesi in campo riguardo a ciò che è successo nell’albergo di via Maragliano. Le telecamere non hanno consegnato immagini utili agli investigatori, tanto che l’ipotesi ormai assodata è che chi ha portato fuori Kata dall’Astor (probabilmente in un borsone o in un trolley) ha utilizzato il percorso che passa da via Monteverdi, l’unica strada “scoperta“ dalle telecamera. Un caso o un calcolo da criminali scafati?