Kata scomparsa, uno degli zii indagati: “Non c’entro. La vidi la mattina del giorno in cui sparì”

Le parole dell’uomo, fratello del padre della bambina, dopo gli ultimi sviluppi giudiziari. Il nonno della piccola: “Dopo tre mesi non sappiamo ancora niente. Ci manca e stiamo male”

Firenze, 12 settembre 2023 – “Non c’entro niente con la sparizione di Kata”. Esordisce così il 19enne Marlon Edgar Chicclo, lo zio paterno della piccola Kata, ovvero il fratello di papà Miguel”.

Scomparsa di Kata, indagati in cinque: accusa di sequestro di persona

Poche parole masticate e tremolanti sono il primo gemito alla stampa di un personaggio che, fino a ieri, era rimasto nell’ombra. Marlon è tra i cinque indagati per sequestro di persona nel caso di Kata, la bambina di 5 anni scomparsa lo scorso 10 giugno dall’ex hotel Astor di via Maragliano, a Firenze.

L'ex Astor e, nel riquadro, lo zio di Kata indagato, fratello del padre
L'ex Astor e, nel riquadro, lo zio di Kata indagato, fratello del padre

“Non c’entro con i borsoni e con la sparizione di mia nipote”, continua il giovane peruviano. “E’ vero: vedevo molto spesso Kata, le nostre famiglie si aiutavano, a volte gli davo da mangiare e facevamo a turno con Abel (l’altro zio ndr)”, continua.

“L’ultima volta che ho visto Kata è stata la mattina della sua sparizione”, spiega ancora. Quanto al racket delle stanze nell'ex hotel: “Non ho mai detto che mio fratello e Abel controllavano la gestione delle stanze, ho solo detto che anche loro avevano acquistato delle camere”.

Il 10 giugno scorso, le telecamere che puntano sul cancello di via Boccherini, hanno ripreso tre persone (oggi indagate) che uscivano con un borsone e due trolley, oggetti "che per dimensioni avrebbero potuto occultare la bambina", dice una nota dei procuratori Luca Tescaroli, Christine Von Borries e Giuseppe Ledda.

“Noi siamo estranei al rapimento - tuona invece il nonno di Kata -, in Italia eravamo felici perché finalmente la famiglia si era riunita. Mentre adesso siamo stanchi, perché sono 3 mesi che non arrivano notizie sulla bambina”.

E poi ancora: “Tre mesi nei quali la mia famiglia è stata perseguitata anche sui posti di lavoro. Vengono i giornalisti ma noi non sappiamo nulla, abbiamo già detto tutto ciò che sapevamo. Kata ci manca e stiamo tutto male. Non possiamo dormire, non mangiamo, siamo disperati”, conclude il nonno.