PIETRO MECAROZZI
Cronaca

Kata, due mesi di misteri. Una notte dentro l’ex hotel Astor tra sospetti, agende e cose non dette. "C’era qualcosa di inquietante"

L’investigatore privato Walter Piazza racconta le sue 24 ore nell’albergo dove è scomparsa Kata. La confessione: "Carlos girava per i corridoi e tra le stanze come un segugio che fa la guardia"

Firenze, 10 agosto 2023 – La mattina del 14 giugno, a quattro giorni dalla sparizione della piccola Kata, per un gioco di conoscenze e referenze, l’investigatore Walter Piazza è stato chiamato all’Astor per supportare le forze dell’ordine nelle indagini. Arruolato pro bono, in quanto alla "famiglia non ho mai chiesto un compenso", spiega lo stesso Piazza, l’investigatore è stato l’unico, oltre gli occupanti, ad aver passato una notte tra le mura di quello che da molti è stato soprannominato l’hotel degli orrori.

Sono giorni caldi e l’afa della sera, dentro l’hotel, ti avvolge - racconta l’uomo - come una coperta usata, pesante e sinistra. "Ho capito da subito che c’era qualcosa che non andava", svela l’investigatore.

La camera che gli viene assegnata è di ’proprietà’ dei familiari di Kata: "Mi dissero di averla pagata 1500 euro perché aveva anche il bagno", continua. A chi è stata comprata? E con quali soldi? Nessuno sa (e vuole) rispondergli. Ai tempi la storia del racket delle stanze – assodato nell’ordinanza di custodia cautelare emessa sabato dal gip Antonio Pezzuti, che ha portato all’arresto dei quatto presunti ras, tra cui lo zio di Kata (detto Dominique) e Carlos, considerato il “duegno“ (proprietario) dell’hotel – fa solo da cornice all’evento cardine, ovvero la sparizione della bambina peruviana.

Ma sono troppi i movimenti sospetti che fanno stare sul chi vive l’investigatore lombardo, che fin da subito decide di accendere le sue micro telecamere e nasconderle nei punti strategici della stanza. "Ho ripreso tutti gli attimi in cui sono stato all’interno dell’ex hotel, anche per una questione di sicurezza personale", chiosa Piazza.

Nel frattempo cala il buio: nel corridoio che taglia in due il piano terra dell’Astor, dove si trovava la stanza di Piazza, passi e urla in spagnolo squarciano il silenzio della notte. "Lì ho iniziato a frugare nei mobili dell’arredamento – aggiunge l’investigatore –, trovando quello che sembrava a tutti gli effetti un libro mastro dove veniva tenuta la contabilità e lo stato dei pagamenti degli ex occupanti. Solo oggi però capisco il valore idi quegli scritti". Oltre al taccuino, vengono rinvenuti e consegnati ai carabinieri anche due cellulari avvolti nella carta stagnola e nascosti sopra il box doccia.

Nella stanza vengono ripresi anche i dialoghi con Miguel, Katherina e Abel (padre, madre e zio di Kata), che lamentano le loro preoccupazioni in merito all’insistenza degli investigatori. "Erano molto affiatati, mai un litigio è scoppiato tra i familiari in mia presenza – confessa Piazza –, e sereni erano anche i rapporti con Carlos, che girava per i corridoi dell’Astor come un segugio che fa la guardia".

Il 15 giugno rimbalza tra gli ex occupanti la notizia di una donna che avrebbe sentito una bambina piangere nello stesso arco temporale in cui la bambina è scomparsa. "Ad agitarsi di più è stato il padre – spiega Piazza e confermano i video fatti di nascosto –, ma poi non si è saputo più niente e io pochi giorni dopo, avendo percepito l’ambiguità della faccenda, ho deciso di dare le dimissioni".