PIETRO MECAROZZI
Cronaca

Kata, l’esito della super perizia. Nessun segnale su peluche e mocio: “Tracce di Dna non sue”

Il genetista Ugo Ricci ha consegnato l’esito della relazione richiesta a fine luglio dalla procura. I campioni analizzati nella stanza 205 dell’Astor sono tutti negativi. A breve un altro sopralluogo

I genitori della piccola Kata, davanti all’Astor, in occasione di una veglia

di preghiera per la bambina

Firenze, 17 ottobre 2024 – Nessuna traccia biologica di Kata, dei suoi genitori o degli zii indagati è stata riscontrata su peluche, secchio e mocio rinvenuti all’ex hotel Astor. Sono gli esiti delle indagini di laboratorio riportate nella relazione tecnica dal genetista Ugo Ricci, incaricato a fine luglio dalla procura di Firenze per esaminare i tre oggetti e comparare il materiale rinvenuto con il Dna dei genitori, degli zii – difesi dall’avvocato Elisa Baldocci – e della bambina scomparsa il 10 giugno 2023. Peccato che su quelle superfici ci siano le cellule biologiche di tanti, ma non della piccola e dei suoi familiari.

Ricci infatti nella sue conclusioni evidenzia che “i profili genetici determinati dai campioni effettuati hanno evidenziati misture complesse riconducibili a più soggetti donatori”. Si tratta di “sostanza biologica umana”, verosimilmente di origine “epiteliale”. Un risultato inaspettato, o almeno in parte. Perché se la non presenza di tracce biologiche di Kata e dei suoi parenti fa crollare l’impianto investigativo primario, il ritrovamento di molteplici campioni di Dna di altre perone dà modo ai titolari dell’inchiesta, i pm Christine Von Borries e Giuseppe Ledda, di “stabilire un eventuale ulteriore quesito investigativo”. Tradotto: altri esami per stabilire a chi appartiene quel patrimonio genetico. Nella sua relazione di 168 pagine, Ricci spiega anche di aver esaminato il materiale scuro che era presente sul fondo del secchio rosso, rinvenuto insieme al mocio e al peluche nella stanza 205 dell’Astor. Quei campioni sono però tutti risultati “negativi” in quanto probabilmente “è stato utilizzato un tensioattivo contenete candeggina”, che potrebbe aver degradato completamento il Dna. Presenti invece delle cellule umane anche sulle cordine in microfibra del mocio, che tuttavia non hanno prodotto nessun “match”.

Se la nuova pista, per il momento, non ha dato i risultati sperati, le indagini della procura non si fermano. Le piste seguite restano quattro: il traffico di droga, il racket delle stanze, lo scambio di persona e gli abusi a sfondo sessuale. Ciò che è certo per gli inquirenti è che Kata è stata portata via dall’Astor da via Monteverdi, unica via di uscita non inquadrata da una telecamera, con un’azione organizzata. C’è poi la pista romena. Nella mattina del 10 giugno, poco prima che Kata scomparisse, tanti occupanti di nazionalità rumena, secondo quanto emerge dai video, hanno fatto le valigie e lasciano l’hotel Astor. Il massiccio esodo, potrebbe essere sintomo che nella comunità balcanica si sapeva cosa sarebbe dovuto succedere. E chi non voleva grane, avrebbe fatto le valigie.

Nel frattempo, l’avvocato del padre di Kata, Elisabetta Vinattieri, e la consulente di parte della famiglia, la criminologa Stefania Sartorini, hanno deciso di non fare un nuovo soprallugogo nell’ex hotel, ma di concentrarsi sulle indagini difensive e interrogare alcuni ex occupanti.