Firenze, 3 luglio 2023 – Ancora un altro giorno, ancora un’altra manifestazione. Ancora la comunità peruviana vicina alla famiglia, ancora punti interrogativi negli occhi di due genitori in prima fila con lo striscione. Perché di Kata, la bambina di cinque anni che manca dallo scorso dieci giugno, non ci sono notizie. Un silenzio assordante, rotto dagli slogan del corteo di ieri sera intorno all’Astor. E da una telefonata di cui il padre, Miguel Angel Romero Chicclo, è corso a riferire al pm: una voce dal Perù gli ha detto che sua figlia sarebbe stata presa per errore. Un’ipotesi che il genitore della bambina scomparsa aveva per altro già avanzato ai pm che indagano per sequestro di persona a scopo di estorsione. Un’altra è che l’avvertimento fosse rivolto allo zio, che viveva anch’egli lì e quel giorno aveva la custodia della bimba. Ma l’indagine cozza sempre su un punto: quello dell’uscita di Kata dal perimetro dell’hotel Astor, la struttura occupata dove viveva con la madre Katherine Alvarez e il fratello (il padre della bambina era detenuto al momento della sua sparizione).
Tra i pochi punti fermi di questa vicenda, ce ne sono comunque due. Il primo: Kata non è uscita dal cancello di via Boccherini, da dove la telecamera di un negozio di via Maragliano l’ha inquadrata alle 15.01. L’altro, è che la bambina non è più nella struttura, ispezionata in ogni anfratto con le tecnologie più moderne a disposizione dei reparti speciali dei carabinieri.
L’ultima immagine di Kata è quella delle 15.13: è dentro l’hotel e ha sceso le scale, diretta verso il cortile o i piani bassi della struttura.
Chi ha portato via Kata, l’ha fatto usando una via d’uscita alternativa, nascosta, e forse anche una base situata nei pressi dell’hotel sgomberato il 17 giugno, dove la piccina potrebbe essere stata trattenuta alcune ore, forse anche giorni. Questa ipotesi è figlia anch’essa del “buio“ delle telecamere intorno all’Astor. Se i rapitori avessero avuto a disposizione un box vicino all’albergo, potrebbero aver utilizzato un furgone o comunque un mezzo per portare via la bambina senza essere visti.
L’assenza di indizi dalle immagini, però, spinge gli inquirenti a concentrarsi ancora di più sul microcosmo che occupava l’hotel, dove c’erano sanguinosi dissidi per il controllo delle stanze ma forse è covato anche altro. Che un muro di paure e omertà continua a tenere nascosto. Ieri sera, al Tg1, il procuratore Luca Tescaroli ha fatto un appello "di responsabilità a tutti, chiedendo ai familiari il più stretto riserbo e un impegno da parte della collettività, invitando coloro che sono conoscenza di alcuni fatti a riferire esclusivamente a questo ufficio nell’interesse prioritario della piccola bimba scomparsa". Tescaroli ha ribadito che il sequestro di persona "potrebbe trovare spiegazione nei rapporti conflittuali che sono sfociati in delitti con denunce reciproche maturate nell’ambito dell’occupazione abusiva".
ste.bro.