Firenze, 8 agosto 2023 – “Le ho lanciato una lattina di coca cola dal terrazzo su un materasso che era nel cortile: quello è stato l’ultimo momento in cui ho visto Kata". Sono circa le 13.30 di sabato 10 giugno, e Marlon Edgar Chicclo Romero, 18 anni, fratello di Miguel, zio paterno della bambina scomparsa, quel giorno ha passato del tempo con la sua nipotina.
Anche lui, sentito dagli inquirenti il 26 giugno scorso, aveva una stanza all’Astor. "Alle 9 mio padre (il nonno paterno di Kata, ndr) mi ha chiesto di andare a prendere L. (fratello di Kata, ndr) e Kata e di portarli in stanza perché aveva delle caramelle per loro. Sceso al primo piano alla stanza dove vivevano, ho trovato anche lo zio Argenis (Abel, fratello della madre di Kata, ndr) con il figlio di due anni e vi erano anche L. e Kata. I bambini erano vestiti, Kata aveva un pantalone verde, una maglietta rossa e delle scarpe bianche. Ho pettinato entrambi e dopo li ho portati in camera da mio padre. Qui i bambini hanno giocato sul letto".
Successivamente i bambini passano del tempo anche in camera dello zio materno. "Alle 12.30/13 - prosegue Marlon - sono andato nella stanza di Argenis e ho preso un pollo nel frigorifero, c’erano Kata, L. e Argenis e suo figlio. Ho preso il pollo, Kata si è messa a piangere perché voleva venire con me, e allora deciso di portare sia lei che L. nella mia stanza. I bambini avevano già mangiato, io ho cucinato il pollo che ho mangiato con mio padre e i bambini e sono rimasti in camera fino alle 13/13.30. Poi sono usciti e andavano a giocare nel cortile. Io li ho visti dalla terrazza".
"Non ho sempre guardato L. e Kata perché ero nella stanza con mio padre a fare le mie cose. Era normale che i bambini e anche L. e Kata giocassero da soli nella struttura, noi non stavamo sempre a guardarli", aggiunge Marlon. "Verso le 13.30, o poco dopo, è arrivato Franco, l’amico di mio padre, che ha portato della coca cola in lattina. Allora mi sono affacciato dalla terrazza e ho chiesto a Kata se voleva una lattina".
Dopo il lancio della lattina, lo zio paterno non si affaccerà più. "Ho giocato con il telefono e mi sono messo a dormire. Alle 16 mi ha svegliato una telefonata di Argenis e mi ha detto di mandargli i bambini in stanza perché stava arrivando la loro mamma. A quel punto mi sono affacciato alla terrazza e ho visto che i bambini non c’erano. Sono risalito al secondo piano alla stanza della madre delle due bambine con cui stava giocando Kata. C’era lei con le sue due figlie ma non c’era Kataleya. Erano le 16/16.30". Lo zio descrive anche la ricerca nelle camere dell’hotel: "Bussavamo alle stanze io e Katherine e controllavamo dentro ogni stanza. A volte ci facevano entrare, a volte se facevano resistenza spingevano la porta controllando anche negli armadi e nelle borse. Dopo alle ricerche si sono uniti anche mio padre e Argenis. Non siamo stati aiutati da nessun rumeno. Abbiamo controllato bene anche le stanze dei peruviani al secondo piano con cui vi era stata una lite. Al piano terreno c’era una stanza occupata da un tale Sergio e anche da Giorgio, due rumeni che sono partiti quella stessa mattina alle 10. Nella stanza c’era solo la moglie di Giorgio con due figli. Non c’era Kataleya".