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L'ex attaccante viola Papa Waigo
Firenze, 12 febbraio 2025 – Non ci vuole credere, Papa Waigo. Non riesce proprio a concepire il fatto che nel 2025 in Italia ci possano essere episodi di razzismo a sfondo calcistico così gravi come quello che lunedì ha riguardato Moise Kean. Un bel problema per l’ex attaccante della Fiorentina, che da anni ormai nel suo Senegal gestisce una scuola calcio prossima a sfornare talenti futuri per la Serie A. “Nessuno merita di essere insultato per il colore della pelle, specie una persona che va in campo per fare divertire i più piccoli. Nel 2025 la mentalità dovrebbe essere diversa. È bene che il mondo inizi a guardare con altri occhi simili episodi”, esordisce l’ex bomber.
Si è dato una spiegazione sul perché ancora oggi troppo spesso il razzismo faccia rima con calcio?
“Per me nel mondo del pallone non esiste il razzismo, ma solo l’ignoranza. Quando la gente urla allo stadio contro qualcuno non si rende nemmeno conto se questo sia effettivamente bianco, nero, giallo o verde… lo fa solo perché glielo comanda la pancia, non la testa. Io ho sempre vissuto in modo razionale episodi del genere, per quanto facciano male”.
Dunque anche a lei è capitato di essere oggetto di insulti.
“Sì, sempre. Un po’ su tutti i campi. Ma ogni giocatore reagisce a suo modo. Io ho sempre cercato di rimanere concentrato ed evitare di fare la vittima. Credo che una reazione troppo eclatante da parte di un giocatore non aiuti, specie sotto l’aspetto mentale. Io ho sempre fatto finta di nulla e sono sempre rimasto concentrato: quando l’adrenalina sale, è dura replicare in modo sereno”.
Dunque un gesto shock non aiuterebbe per evidenziare il problema?
“Non serve a nulla. Quando fai un’azione così appariscente, ti prendi la ragione lì per lì ma poi rischi di scontare in futuro le conseguenze. Magari poi un club sceglie di non puntare su di te perché pensa che tu sia un attaccabrighe che aizza il pubblico avversario e finisci per essere doppiamente penalizzato: nella vita e nel lavoro. Sono le istituzioni e la Figc che devono prendere provvedimenti esemplari verso certe persone, con squalifiche e campagne di sensibilizzazione”.
Lei in carriera ha girato molto: ma il problema del razzismo tra i tifosi è solo da noi?
“È così ovunque, non solo in Italia. Il vostro è un Paese splendido, dove però in tutte le città ci sono gruppi di stupidi che vogliono rovinare lo sport per gli altri. L’Italia resta un posto meraviglioso: io devo dire solo grazie alla Serie A e ai tifosi che ho avuto, visto che mi hanno permesso di diventare un professionista”.
Ha un messaggio per Kean in questo momento non facile? “Moise è un bravissimo ragazzo, porta con onore la maglia della Fiorentina e della Nazionale ed è la rivelazione del campionato. È maturato tanto e non merita di vivere una situazione del genere. L’Italia sia fiera di avere un giocatore così”.