Firenze, 14 novembre 2024 – Un esposto alla Procura della Repubblica non per difendere le keybox, i dispositivi dove si trovano le chiavi degli alloggi per turisti, ma per le modalità di protesta che hanno creato “preoccupazione non tanto per il gesto in sé, quanto per possibili azioni future ai danni dei proprietari che hanno l’unica colpa di mettere a reddito un immobile di proprietà". Così l’associazione Myguestfried chiede che “vengano analizzati criticamente i fatti ed evidenziate eventuali ipotesi di reato".
"Con questo noi non vogliamo difendere le keybox fronte strada che non piacciono a molti, ma deve essere assolutamente fuori discussione il rispetto della proprietà privata e delle persone che ci stanno dietro, per le quali molto spesso l’affitto del secondo immobile è lo stipendio che serve a mantenere la famiglia”, sottolinea il presidente Gianni Facchini. Quello che preoccupa sono anche i proclami “di future azioni dimostrative che esulano da una logica di corretta contrapposizione tra posizioni differenti. La creazione di questo clima è responsabilità della politica che sta tentando di scaricare sui fiorentini i propri gravi fallimenti”.
Per quanto riguarda la possibilità di introdurre in futuro un obbligo per il check in di persona Facchini non usa giri di parole: “L’ennesimo modo per spostare l’attenzione e non affrontare il problema. Anche se tanti di noi continuano a farlo di persona, sarebbe un passo indietro nella storia, oggi sono stati fatti passi da gigante in campo tecnologico per fare il riconoscimento da remoto”. Lorenzo Fagnoni, presidente di Property Managers Italia e ceo di ApartmentsFlorence, va dritto al punto dopo la decisione del Comune di vietare le keybox in area Unesco: “Queste misure sembrano pensate più per soddisfare esigenze politiche che per affrontare concretamente le sfide del turismo cittadino – dice –. Un esempio emblematico è la limitazione delle key box. Nella mia azienda, che gestisce oltre 500 appartamenti, ho scelto di non utilizzarle non per ragioni estetiche, ma per offrire un servizio di check-in personalizzato, che considero un valore aggiunto per gli ospiti. Tuttavia, difendo con decisione la libertà di scelta per gli imprenditori che si avvalgono di questo strumento pratico e ampiamente diffuso in città di tutto il mondo”.
Una Firenze decorosa e accogliente, conclude il presidente di Property Managers Italia, "richiede interventi che incidano davvero, partendo dalla sicurezza per chi vive e visita la città e dalla cura degli spazi pubblici”.
A difendere le scelte di Palazzo Vecchio c’è Federalberghi Confcommercio Firenze: "Il turismo è una risorsa strategica indispensabile per la nostra economia, ma dobbiamo renderci conto che non esiste sviluppo senza sostenibilità e senza precise forme di tutela della città. In questo senso riteniamo giusta la decisione della giunta di Palazzo Vecchio di una delibera volta a dare un indirizzo chiaro e provare a governare questo sviluppo – dice il presidente Francesco Bechi – Tutto ciò nel rispetto della libertà d’impresa, che per noi resta sacrosanta”. Della partita anche Michele Ridolfo, vicepresidente dell’Associazione italiana gestori affitti brevi (Aigab) che a inizio settimana aveva preso parte al ’contro’ G7 a Palazzo Borghese voluto dall’eurodeputato ex sindaco Dario Nardella. “Senza affitti brevi gli appartamenti vuoti a Firenze sarebbero 40mila anziché 27mila”, aveva puntualizzato in quell’occasione. Quanto alla manovra sul “turismo sostenibile” presentata dalla sindaca Funaro e dell’assessore Vicini, sul divieto alle keybox nel perimetro Unesco a partire dal 2025, Ridolfo mostra segnali d’apertura: “Siamo favorevoli per un discorso di decoro, in zone esterne di pubblico accesso non devono esistere. Discorso opposto quando si va intaccare la sfera privata dei proprietari”. Stessa apertura sulla necessità di uniformare le targhette di identificazione (Cin): “Se ci sono delle regole o implementazioni nazionali ben venga – aggiunge –. Noi siamo per fare le cose fatte come si devono. Ed è legittimo disciplinare i Cin, poi servono controlli”. Ma Firenze ha davvero bisogno di una legge speciale sul modello Venezia? “Non credo onestamente”.