Firenze, 24 giugno 2023 – Il mistero del momento in cui è stato dato l’allarme della scomparsa di Kataleya, un ’balletto’ di orari e minuti in cui forse una scena del crimine può subire modifiche.
Come pure una ricostruzione investigativa. L’Arma ha precisato che "l’unica caserma dei carabinieri dove Kathrina Alvarez la mamma della piccola di 5 anni, si è presentata l’ha fatta subito entrare e ha allertato la Prefettura per il piano di ricerca persone scomparse. Prim’ancora di prendere la denuncia. L’Arma – prosegue la nota – ha ricevuto una chiamata alle 18.41. L’operatore ha indicato alla signora di portare una foto della bambina in una caserma. La signora ha acconsentito".
L’Arma dunque rifà il punto della situazione, in particolari sugli orari di quella drammatica giornata. Allora: la denuncia è stata fatta da Kathrina alle 20.30 del 10 giugno, quasi 5 ore dopo il suo arrivo a casa.
E’ stata presentata alla stazione dei carabinieri di S. Maria Novella. La mamma di Kata è rientrata all’Astor alle 15.45; avrebbe avvisato alle 16.45 il 112 Nue con una "breve telefonata" con la quale avrebbe fatto sapere di non trovare la figlia. E in questo lasso di tempo di quasi due ore (16.45-18,41) prima di andare in caserma ci sono stati ’contatti’ della donna (o di un’amica?) con altre due caserme. Della polizia però.
Precisazioni che denotano la fibrillazione delle quinte istituzionali. Non solo sulle indagini; ma pure su com’è stato possibile arrivare a un fatto così orrendo. Se è stato fatto tutto per prevenirlo. Polemiche striscianti, per ora sopite dall’angoscia generale.
L’affaire è eclatante. Clamoroso. Perché c’era una situazione incandescente all’ex Astor, esplosa col rapimento. Tutti avevano visto le ’vedette’ in strada: come a Scampia, in via Maragliano angolo via Boccherini – il buco nero che ha inghiottito Kata – stavano lì a controllare i traffici (droga e refurtiva) e a segnalare arrivo di polizia o carabinieri. L’ex Astor in 9 mesi si era trasformato in una bomba sociale.
E delinquenziale: colpi di pistola, racket degli affitti, aggressioni, gente defenestrata o costretta a gettarsi da una terrazza per sfuggire agli squadroni punitivi sudamericani. Fino al sequestro di una bambina. E quello che non era stato possibile fare in tutti quei mesi – trasferire la gente dell’Astor – è successo in pochi giorni. Ieri sera la trasmissione "Quarto Grado" di Rete 4 ha aggiunto un elemento: la telecamera di una pizzeria di via Veracini che ha registrato un audio in cui si sente un probabile grido di bambino e una portiera d’auto che sbatte alle 17,20 di quel sabato.
giovanni spano