di Stefano Guarnieri*
FIRENZE
La tragedia di Calenzano pone giustamente grande attenzione sul tema della “sicurezza” intesa come “safety”, termine inglese che indica l’insieme di misure atte a prevenire eventi non voluti che potrebbero causare ferite a persone o danni a cose. Gli ambiti sono molteplici: lavoro, mobilità, ambienti domestici. Si muore per carenza di misure di prevenzione di eventi non voluti al lavoro, sulla strada e in casa quasi sempre a causa di comportamenti a volte personali, molto più spesso di altri.
Molto giusto quello che ha scritto Erika Pontini: occorre “gridare prima”, occorre avere ambienti e aziende dove il lavoratore abbia quello che, sempre gli inglesi, chiamano SWA “Stop Work Authority”, un principio fondamentale della “safety” aziendale. Indipendentemente dal livello in azienda un lavoratore, se percepisce un pericolo per sé o per gli altri, deve avere l’autorità di fermare il lavoro senza paura di ritorsioni. È un primo passo importantissimo ma non basta, perché molte volte il pericolo non viene percepito. Occorre far crescere nella popolazione una cultura della sicurezza come bene comune. Come farlo in pratica è un tema troppo lungo da affrontare in un articolo. Mi permetto di concentrarmi su due cose.
Primo: investire in prevenzione. Questo livello di morti sul lavoro e sulla strada non è accettabile. Ma per lavorare sulla cultura occorrono investimenti. Le norme ci sono. Mancano educazione, formazione, comunicazione e controlli. Non vengono investiti abbastanza soldi su questo tema.
Secondo: premiare chi lavora bene sulla prevenzione. Una delle ragioni principali per cui è difficile fare prevenzione è perché non si vede. Lo spiega bene il filosofo Taleb: “Se una legge avesse imposto nelle cabine degli aerei porte blindate non apribili durante il volo prima del 10 settembre 2011, la tragedia delle torri gemelli sarebbe stata evitata. Ma dato che non sarebbe avvenuta, nessuno se ne sarebbe accorto. Il legislatore che aveva proposto la legge sarebbe andato in disgrazia, per aver aumentato i costi inutilmente”. Difficile superare questo dilemma. Lo si può provare a fare, a mio parere, ad esempio elevando nell’organizzazione aziendale il ruolo della “Health and Safety” (salute e sicurezza) e dando visibilità, anche attraverso i media, a risultati misurati nel tempo che hanno portato miglioramenti significativi. Certo occorrerebbe misurarli questi risultati, cosa estremamente difficile per i nostri amministratori che amano molto poco i dati e il ragionamento, preferendo quasi sempre affidarsi alla pancia per conquistare gli elettori. Si piange tanto dopo, si misura e si analizza poco prima.
Non mi scuso per aver usato alcuni termini inglesi. Sono appropriati perché è uno dei casi dove la lingua inglese è più completa di quella italiana e soprattutto perché gli inglesi, a parità di popolazione e con una produzione maggiore della nostra, hanno un meno di un quinto dei nostri morti sul lavoro (e la meta di quelli sulla strada). A volte dovremmo solo avere l’umiltà di copiare da chi è più bravo di noi.
* fondatore Associazione
Lorenzo Guarnieri