REDAZIONE FIRENZE

La beffa delle false teste di Modì. Al Puccini una serata tutta da ridere

Domani sera Antonello Taurino a Firenze dopo 120 repliche in tutta Italia. E c’è anche Stefano Fresi

La beffa delle false teste di Modì. Al Puccini una serata tutta da ridere

Domani sera Antonello Taurino a Firenze dopo 120 repliche in tutta Italia. E c’è anche Stefano Fresi

Sono passati quarant’anni, ma la beffa delle false teste di Modigliani continua a farci divertire. Dopo fiumi di inchiostro, la storia è diventata anche uno spettacolo che da più di dieci anni di tournée e 120 repliche in Italia (Piccolo Teatro, Zelig) e non solo (San Francisco, Parigi) entusiasma ancora il pubblico.

Domani sera alle 21.30 l’esilarante vicenda delle teste di Modì scoppiata nel 1984 torna al Laboratorio Teatro Puccini con Antonello Taurino e il suo "Trovata una sega!", per un caso che incatena gli eventi meglio di uno sceneggiatore hollywoodiano.

Nasce così il racconto per "Attore e proiettore" sulla perfetta sequenza di eventi di quell’estate ’84. Taurino ricorda che la leggenda la conoscevano tutti, a Livorno: nel 1909 Modigliani pare avesse gettato nel Fosso Reale alcune sue sculture, deluso per lo scherno di amici incompetenti che lo avevano deriso per quelle opere. Ma quando nel 1984, per celebrarne i cent’anni dalla nascita, il Comune (a latere di una mostra organizzata in suo onore) ne azzarda tra roventi polemiche il temerario recupero, avviene la pesca miracolosa di tre teste che porta davanti ai Fossi di Livorno le tv di tutto il mondo. E subito i maggiori critici d’arte non hanno dubbi a sancire: "Sono dei capolavori, sono di Modigliani!". Ma dopo un mese venne fuori che non erano proprio di Modigliani, ma di un giovane artista e due suoi amici che organizzarono uno scherzo capace di trarre in inganno famosi critici d’arte.

Sempre domani sera al Puccini, alle 21, Stefano Fresi presenta "Dioggene", scritto e diretto da Giacomo Battiato. Diviso in tre parti (tre quadri), lo spettacolo ruota intorno a un unico personaggio, un attore famoso che si chiama Nemesio Rea. Nel primo quadro, "Historia de Oddi, bifolcho", Nemesio interpreta un proprio testo, scritto in autentico volgare duecentesco. È la storia di un contadino toscano che ha partecipato alla tremendissima battaglia di Montaperti in cui Siena e Firenze si sono scontrate. Nel secondo quadro, "L’attore e il buon Dio", troviamo Nemesio nel suo camerino, mentre si veste, apprestandosi ad andare in scena. Ma non è dello spettacolo che ci parla, bensì della appena avvenuta rottura violenta con la moglie, tra pianti, grida e insulti. Nel terzo quadro, "Er cane de via der fosso d’a maijana", Nemesio vive felice in un bidone dell’immondizia. Ha lasciato tutto, la sua professione e la sua vecchia vita. Ha deciso, come il filosofo greco Diogene, di rifiutare ogni ambizione e possesso per essere libero di parlare del vero senso della vita.

Olga Mugnaini