REDAZIONE FIRENZE

La bellezza della fragilità: "Così la forza del volontariato cambia la vita delle persone"

Pisa, studio della Scuola Sant’Anna sulla Fondazione Cardinale Maffi, che assiste 500 persone "Il 90% dei dipendenti dedica tempo ad attività solidali rispetto al 5% della media nazionale".

I volti del volontariato; in alto, il presidente della Fondazione Maffi, Franco Falorni

I volti del volontariato; in alto, il presidente della Fondazione Maffi, Franco Falorni

PISA

Tra il 2015 e il 2021 l’Italia ha perso quasi un milione di volontari. Lo dice l’Istat e gli effetti si toccano sul campo, ogni giorno. Una crisi che attraversa le generazioni. Non solo: ancora, secondo i dati il tasso di volontariato formale nel nostro paese si ferma al 12% e quello del volontariato informale all’11,4%, numeri che ci collocano rispettivamente al diciassettesimo e al ventiduesimo posto nelle classifiche nell’Unione Europea.

È a partire da questa ‘fotografia’ che la Fondazione Casa Cardinale Maffi – realtà che si prende cura di circa 500 persone fragili, qui chiamate Fratelli Preziosi e Sorelle Preziose, nelle sue sette strutture tra Toscana e Liguria – ha dato avvio alla riflessione. L’occasione sarà il settimo meeting (un convegno-non convegno) che si svolge oggi a Pisa, battezzato "Con l’ottimismo della volontà", titolo preso da un motto di Antonio Gramsci poi ripreso da don Tonino Bello. Ad aprire il confronto sarà il presidente della Fondazione Franco Luigi Falorni.

Perché parlare di volontariato?

"La direzione che ci guida è, da sempre, l’esigenza di uscire dai fortini per entrare nelle tende permeabili in cui incontrare la società civile a cui apparteniamo. Sono convinto che il volontariato sia un tesoro da dissotterrare, spolverare e far brillare in tutti i contesti possibili: scuole, fabbriche, oratori, seminari, ospedali…. E questo perché il volontariato ha un valore etico e morale che si esprime nella solidarietà e sussidiarietà, ma anche un valore economico".

Non si tratta, però, ‘solo’ di numeri e risorse.

"Da anni ci stiamo ponendo una domanda: le strutture per essere accreditate debbono avere e mantenere parametri definiti, pena l’esclusione o la chiusura. Ma basta attenersi a questi parametri per offrire il meglio alle persone fragili?’".

L’indagine svolta insieme alla Scuola Sant’Anna all’interno delle strutture Maffi in questo senso è interessante.

"Abbiamo cercato di ‘raccontare’ con i numeri quel ‘di più’ di volontà che i professionisti della Fondazione Maffi dimostrano ogni giorno e che viene declinato in due forme diverse: sul fronte della motivazione professionale, ma anche nell’impegno nel volontariato in contesti extra lavorativi".

Quali dati emergono?

"La ricerca dice che i professionisti Maffi fanno molto volontariato, sia in una forma organizzata che non organizzata. Il 35% dei dipendenti (per le forme organizzate) e il 52% dei dipendenti (per le forme non organizzate) ha dedicato tempo al volontariato nell’ultimo mese, contro un 5% e un 4% della media nazionale. E l’80% degli intervistati che non fa attualmente volontariato sarebbe disponibile a farlo".

Quali effetti ‘positivi’ produce tutto questo?

"Siamo fermamente convinti che per offrire la miglior qualità di vita possibile agli assistiti il volontariato sia importante. La qualità professionale, quella dei servizi e degli ambienti, sono ovviamente’ essenziali, ma per dare di più c’è la relazione di qualità con gli operatori e con il mondo esterno, del volontariato".

Un ‘modello’ utile per la programmazione, una strada da seguire?

"Non dimentichiamoci che dall’altra parte abbiamo i Decisori della Politica Socio Sanitaria che pensano, in buona fede, di conoscere i viventi de ‘Il Girone della Fragilità’ attraverso statistiche, budget e analisi di ingegneria finanziaria. Ma come già abbiamo dimostrato lo scorso anno misurando il valore di una carezza: noi siamo molto di più di un algoritmo".

R.P.