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"La benediva, poi la spogliava" Ma don Dondoli ricorre in appello

Le motivazioni della condanna per abusi del parroco di Pietramala: "Mi disse di togliere i vestiti per purificarmi"

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di Stefano Brogioni

FIRENZE

Novantacinque pagine di appello per demolire delle accuse e una condanna pesantissime. Così, la difesa di don Emanuele Dondoli si prepara al secondo grado di giudizio. Il primo, si è concluso con quattro anni e quattro mesi di pena per il prete di Pietramala, frazione di Firenzuola, accusato di aver abusato di una giovane fedele che si era rivolta a lui in un momento di difficoltà personale, in cui credeva di essere posseduta dal demonio. Durante queste “benedizioni“, la ragazza sarebbe stata fatta spogliare, cosparsa di un olio “santo“ e massaggiata anche nelle parti intime. E indotta a praticare atti sessuali anche nei confronti del prelato.

"Non vi è alcuna prova che siano avvenuti rapporti sessuali", ribatte l’avvocato Francesco Stefani nel lungo appello. "La prova dichiarativa data dalla versione della parte civile - a cui è stata riconosciuta anche una provvisionale di 20mila euro, ndr - è contraddittoria e generica, nonché smentita dal mancato rinvenimento di fotografie sul pc del parroco, dalla mancata presenza di lesioni o segni equivoci che potevano essere rilevati dal ginecoloco e dal comportamento della stessa ragazza, che ha ammesso di essersi infatuata del parroco, di essere stata gelosa di V. (un’altra parrocchiana, ndr) dopo aver visto le foto intime che la ritraevano, e di essersi sentita rifiutata da Don Dondoli, unico soggetto ad averla accolta e aiutata".

Ma nelle motivazioni della condanna, il giudice Antonio Pezzuti scrive che sin dal primo approccio con la ragazza, Dondoli le avrebbe proposto subito una "purificazione sessuale". "No, non sei indemoniata, non andare da un esorcista", le disse al primo incontro. Al secondo, il prete sarebbe andato subito al "sodo". "Mi ha detto di spogliarmi, per cominciare questa cura", ha riferito la ragazza in udienza.