FIRENZE
Cronaca

La bimba che aiutava gli ebrei: "Pelavo patate per i tedeschi. Ho aperto la porta della salvezza"

Nara Cambi aveva 10 anni quando diventò vedetta alla soffitta della sua casa di Campi "Ero cugina di Narciso Parigi, avvisavo se vedevo i soldati e facevo salire i ricercati in soffitta".

Nara Cambi aveva 10 anni quando diventò vedetta alla soffitta della sua casa di Campi "Ero cugina di Narciso Parigi, avvisavo se vedevo i soldati e facevo salire i ricercati in soffitta".

Nara Cambi aveva 10 anni quando diventò vedetta alla soffitta della sua casa di Campi "Ero cugina di Narciso Parigi, avvisavo se vedevo i soldati e facevo salire i ricercati in soffitta".

di Rossella Conte

Nara Cambi aveva solo 10 anni quando la Seconda Guerra Mondiale sconvolse l’Italia, la sua vita e quella della sua famiglia. Eppure aveva già capito il valore della solidarietà e il peso delle scelte. Abitava a Campi Bisenzio, in una casa che i suoi genitori, Luigi e Nella, avevano trasformato in un rifugio per ebrei e altri perseguitati in fuga dai rastrellamenti nazisti. Qui si trovava una piccola stanza nascosta, accessibile da una porticina discreta. Quella porticina spalancò un portone su un luogo della speranza per decine di persone. "Si nascondevano in una specie di soffitta, dentro quella stanza arrivavano a rifugiarsi anche venti persone" ricorda oggi Nara. In quegli anni non lo sapeva ancora, ma suo cugino Narciso Parigi, aspirante stornellatore, sarebbe diventato da promettente cantante accompagnato dalle orchestre della Rai a voce d’oro del Dopoguerra. Ma questa è un’altra storia. Nara negli anni delle deportazioni di massa è solo una bimba. Diventata, suo malgrado, un ’semaforo’ fra la vita e la morte.

"Quando arrivavano i tedeschi, dicevo loro di nascondersi. Quando se ne andavano, davo il segnale che era sicuro uscire". Nonostante la sua giovanissima età, Nara contribuiva attivamente alla protezione di quelle vite. Forse nessuno meglio di lei, a quel tempo, conosceva le abitudini dei tedeschi, visto che per loro pelava le patate. "Mi avevano reclutata nelle loro cucine. Con me non erano cattivi, mi regalavano persino le caramelle" racconta. Oggi, Nara ha 91 anni e vive nella Rsa La Mimosa, a pochi passi dalla casa che fu il centro di quella straordinaria rete di resistenza e umanità.

Ma la sua storia non si è persa nel tempo: il 27 gennaio, in occasione del Giorno della Memoria, incontrerà un gruppo di studenti della scuola primaria Salviati dell’Istituto comprensivo Pieraccini. Bambini che hanno la sua stessa età di allora, e che ascolteranno dalla sua voce un pezzo di storia viva. Non è un caso che l’incontro si tenga alla scuola Salviati: come spiega la maestra Cecilia Pugi, durante la guerra l’edificio fu una Casa del Fascio, sede del Partito Nazionale Fascista. Una ferita storica per la città che nel Dopoguerra si è trasformata in un simbolo di riscatto, diventando una scuola: un luogo dove si costruisce il futuro attraverso l’educazione democratica.

All’incontro parteciperà anche Piera Borgioli, un’altra ospite di una struttura del Consorzio Zenit, che racconterà la distruzione del ristorante di famiglia ad opera dei nazifascisti. I suoi ricordi si intrecceranno a quelli di Nara, offrendo agli studenti una testimonianza a più voci sulle difficoltà e sul coraggio di chi ha vissuto quegli anni drammatici. Anni di sangue che bambine, donne e uomini come Nara hanno reso migliori, lenendo le ferite con gesto di ordinaria straordinarietà.

L’odore della morte la 91enne lo conserva ancora nei suoi vividi ricordi: "Ricordo i bombardamenti dagli aerei. Ci nascondevamo nelle fosse in mezzo ai campi, coprendoci con le coperte per ripararci dal freddo. Era difficile perfino trovare cibo: i miei parenti rubavano il grano per sopravvivere". Ma ce la fecero e, con loro, non tutti, ma tanti risparmiati dalla morte grazie a loro.