di Stefano Brogioni
Firenze
Kata non si trova. Non è dentro l’ex hotel Astor occupato, che è stato la sua casa degli ultimi mesi prima della scomparsa, in quel misterioso sabato 10 giugno. L’hanno cercata ovunque, per due giorni, dal tetto fino alle fogne, con le attrezzature più sofisticate in possesso dei reparti speciali dei carabinieri. Sono stati svuotati anche i pozzi neri, ispezionati cavedi, intercapedini, locali ciechi. Nulla.
E in questo nulla, ieri mattina, il babbo della piccola peruviana, Miguel Angel Romero Chicclo, 26 anni, si è presentato spontaneamente nell’ufficio della pm, Christine Von Borries, titolare del fascicolo per sequestro di persona a scopo di estorsione, e gli ha esposto una sua tesi. E cioè che i rapitori abbiano sbagliato bambina. Che non fosse Kata il loro obiettivo, ma un’altra piccina dell’albergo occupato "che le somiglia molto". Perché né lui né la sua famiglia, sostanzialmente avrebbero nemici, ha argomentato in un colloquio durato poco meno di un’ora, a tu per tu con il magistrato che cerca sua figlia, senza i suoi avvocati (Filippo Zanasi di La Spezia e Sharon Matteoni di Montecatini) che gli hanno suggerito di riferire all’autorità giudiziaria "tutto quello che ti viene in mente, anche il dettaglio che può sembrare insignificante".
Romero Chicclo dal marzo scorso si trovava in custodia cautelare in carcere dopo una condanna in primo grado per dei furti. Il giorno in cui sua figlia è sparita, era ancora un detenuto. E quando ha saputo cos’era successo, ha tentato il suicidio. Seguito a ruota da un gesto analogo della moglia Katherine.
Ma ora dopo ora, il mistero dell’Astor, si infittisce ancora di più. Oggi è il decimo giorno di ricerche e quella svolta che ogni giorno sembra nell’aria, è rimandata. L’esito negativo delle ricerche di Kataleya nell’immobile non è necessariamente una cattiva notizia, però: in quegli anfratti in cui i gruppi speciali hanno infilato sonde, droni e telecamere termiche, difficilmente sarebbe stata trovata vita. La speranza che, anche se sequestrata, stia bene, c’è ancora. Ma dov’è, Kata?
A questo punto, la pista del rapimento prende sempre più corpo. E chi l’ha presa, avrebbe utilizzato una via di fuga sul retro, non sorvegliata dalle telecamere, a meno che l’ultimo occhio elettronico acquisito domenica (di una ditta privata che confina con il cortile), non fornisca ai carabinieri l’assist decisivo. Gli inquirenti ieri hanno indetto una sorta di silenzio stampa. L’Astor, dopo il grande can can mediatico e lo sgombero dall’occupazione che aveva innescato una guerra intestina dentro, è stato sigillato ma resta presidiato dalle forze dell’ordine.
I sopralluoghi comunque non sono finiti. Oggi, dopo l’ok della procura, anche il super consulente della famiglia Alvarez Chicclo, l’ex comandante dei Ris Luciano Garofano, dovrebbe fare la sua visita all’Astor. L’intento è di collaborare con gli inquirenti, assicurano i legali della famiglia. Famiglia che continua a sfilare in procura. Nel pomeriggio è stata convocata la zia materna. Il verbale, pure stavolta, è stato secretato.