di Benedetto Ferrara
Nata nel rock, cresciuta nel folk, contaminata da tutto il bello che la circonda. Ginevra Di Marco è una voce preziosa. Una fiorentina nel mondo, perché per lei la musica è ovunque e i confini sono definiti sulle carte geografiche ma non nella sua anima, quella che iniziò il suo viaggio in una cantina di via dell’Oriolo per poi affiancarsi alla voce di Giovanni Lindo Ferretti nell’indimenticabile esperienza dei C.S.I. e quindi lanciarsi in un progetto unico nel suo genere: Stazioni lunari.
Ginevra sembra nonfermarsi mai, e dice che passeggiare nel verde per lei è un momento magico.
"Per questo vivo in San Niccolò. È , certo, ma anche campagna. Un piccolo paese dove ci conosciamo tutti. Prima che arrivassero i figli, io e mio marito Francesco vivevamo in una casa a Cerbaia. Non c’era neanche il riscaldamento, però di lì passavano tanti musicisti. Era una vita speciale, poi si cresce e abbiamo scelto il nostro quartiere e una vita più normale, per quanto possa essere normale la vita di una coppia che passa molto tempo in tournée".
Marito e moglie che lavorano insieme. Francesco Magnelli, ex Litfiba, ex C.S.I., pianista, compositore, arrangiatore. Ginevra di Marco cantante. Sembra una bellissima storia.
"Sì, lo è. Fin da piccola il mio sogno era cantare in una band. Così entrai negli Esp, insieme all’Orla e il Nuto, poi nella Bandabardò. Provavamo in via dell’Oriolo. Lì ho conosciuto Francesco ed è nato l’amore. Poi un giorno è arrivato Ferretti con Massimo Zamboni. Avevano appena messo fine all’esperienza dei CCCP. E’ lì che dalle menti di questi musicisti che sono nati i C.S.I. C’era Gianni Maroccolo, anche lui un ex Litfiba, e poi Giorgio Canali. Fu un grande esperimento. Un po’ folle, ma decisamente riuscito".
Una follia molto lucida, visto che parliamo dell’ultima grande rivoluzione del rock italiano.
"Tenere insieme quei caratteri era un’impresa. E siccome tutti sapevamo che parlare troppo avrebbe solo creato distanza, abbiamo scelto di dialogare con la musica. Tutti in cerchio. Uno iniziava con una serie di accordi, un altro si aggiungeva. E così nascevano le canzoni. Io mettevo la mia voce accanto a quella di Giovanni. E soprattutto avevo una funzione distensiva. Sono sempre stata una equilibratrice".
E intanto cresceva la storia con Francesco.
"Lui è un pezzo di me. È un grande musicista e un ottimo manager. Insieme giriamo l’Italia a suonare, insieme abbiamo cresciuto tre figli. Quando lui sente che qualcosa sta finendo ecco che tira fuori un’altra idea. Francesco è davvero tutto per me".
Dopo le esperienze con Lindo Ferretti è nato il progetto Stazioni Lunari. Un’idea, un concetto, un’idea…giusto per citare un grande.
"Tutti sul palco. Artisti diversi che restano in scena ad ascoltare i pezzi altrui. Ognuno si esibisce e poi tutti insieme. Max, Gazzè, Piero Pelù, Morgan, i Negrita… quanti musicisti abbiamo coinvolto".
A proposito di idee. Come era nato il progetto insieme a Margherita Hack?
"Sempre lui. Francesco. Cercava personaggi che raccontassero il Novecento. E Margherita ne aveva di storie da raccontare. Lei, un’astrofisica in una Italia dove le donne avevano poche possibilità. Portarla in scena, condividere un pezzo di vita con quella donna piena di energia resta per me un’esperienza indimenticabile".
Mettere insieme personalità così diverse sembra una costante.
"Margherita ci raccontava che quando andò a Trieste a dirigere l’osservatorio lei costrinse tutti, nelle pause di lavoro, a giocare a pallavolo. Bisogna saper fare squadra, diceva. Io la penso come lei".
Ancora portate in giro uno spettacolo intitolato ‘Ballata per Margherita’.
"Sì, ci sono foto, spezzoni di cose fatte insieme. Ricordi di quel periodo. Non potrò mai dimenticare quando cantavo Malarazza e lei si alzava in piedi picchiando il bastone sul palco. Che donna: semplice, saggia, divertente".
Un’estate fatta di 40 concerti e poi è tornata a con un sold out al Puccini insieme a Enzo Avitabile, sassofonista di livello internazionale.
"Lui era felicissimo. Esplorare nuovi mondi è ciò che voglio. La musica popolare ha tante strade, anche quella del soul e della world music".
E adesso cosa avete in mente?
"Un progetto con Franco Arminio, poeta e paesaggista, una bella storia a anche questa".
Ginevra, ma da fiorentina come vede la sua città?
"Faticosa. E’ inutile che dica quanto il turismo la stia nutrendo ma al stesso tempo stia impoverendo la sua identità".
Ha qualche idea per ?
"Io e Francesco siamo musicisti e se pensiamo a poter dare un contributo un’idea ce l’abbiamo da un pezzo".
Quale?
"Ci piacerebbe progettare con l’amministrazione una vera casa della musica. Un luogo di incontro per musicisti dove mettere insieme esperienze, idee, progetti. Produrre cultura, insomma. Per noi è un sogno. E un grande obiettivo. Sarebbe bello. Per noi, per la nostra città".