"La carenza di medici di famiglia nell’Alto Mugello, così come in altre zone della Città Metropolitana e della Toscana, è un problema grave che va affrontato anche con un confronto tra le istituzioni, i professionisti e i loro rappresentanti. Per questo è positivo il tavolo di confronto prospettato durante l’incontro tra i sindaci mugellani e l’assessore regionale Bezzini",
lo sottolinea Pietro Dattolo, presidente dell’Ordine dei Medici della Provincia di Firenze, a proposito della mancanza di medici di base nell’Alto Mugello, con particolare riferimento ai territori di Marradi e Palazzuolo sul Senio. Dal primo gennaio scorso per i quattromila residenti dei due comuni è in servizio un solo medico di famiglia; erano due, ma una di loro è andata in pensione. E non si è ancora trovato chi la sostituisca.
L’Azienda USL, finora, ha unificato l’area dei due Comuni con i Comuni del basso Mugello, consentendo a marradesi e palazzuolesi di scegliersi un medico di Borgo San Lorenzo, o di Vicchio, o di Scarperia e San Piero, con l’innalzamento del massimale per ciascun medico da 1500 a 1800 pazienti. Soluzione che non è piaciuta a nessuno, né ai Comuni, né ai medici stessi.
Avere il medico di base a 30-40 km di distanza, non avere ambulatorio del medico nel proprio comune è un disagio fortissimo per questi piccoli paesi dell’Alto Mugello. E peggiora anche la situazione per i medici del basso Mugello, che si trovano a fronteggiare un carico di pazienti aumentato del 20%. Quindi si cercano soluzioni, e il presidente dell’Ordine dei Medici fa riferimento al recente incontro tenutosi in Regione Toscana tra l’assessore regionale alla Salute Simone Bezzini, il sindaco di Marradi Tommaso Triberti e il sindaco di Borgo San Lorenzo Leonardo Romagnoli, rispettivamente presidente dell’Unione Montana dei Comuni del Mugello e presidente della Società della Salute del Mugello.
"Il servizio dei medici di famiglia - dice Dattolo - è essenziale per i cittadini ma sta attraversando una fase di sofferenza significativa a causa di una serie di fattori, tra cui la cosiddetta ‘gobba pensionistica’, che sta portando al pensionamento di molti medici senza un adeguato ricambio generazionale. A ciò si aggiunge il disagio dei professionisti che operano in aree montane o interne, reso ancora più complesso dalle difficoltà logistiche legate agli spostamenti, sia per i medici che per i pazienti". "Come Ordine professionale - garantisce Dattolo - siamo pronti a fare la nostra parte e a supportare iniziative che possano migliorare la situazione. Riteniamo inoltre corretto avviare un dialogo con la Regione Emilia-Romagna, considerando che si tratta di territori di confine: la salute dei cittadini non può e non deve essere vincolata da barriere amministrative".
Paolo Guidotti