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La carne coltivata, un bene per la Terra?

La carne coltivata in laboratorio potrebbe ridurre l'impatto ambientale ma solleva dubbi sull'economia e sui costi. In Italia, il dibattito è acceso.

La carne coltivata, un bene per la Terra?

La carne coltivata è un prodotto di carne originata da cellule staminali allevate in laboratorio. Si ottiene facendo un prelievo di cellule ad un animale vivo; le cellule vengono portate in laboratorio e nutrite, per essere poi messe in bioreattori che le fanno diventare carne vera e propria. Molti studi provano che la carne coltivata potrebbe avere diversi vantaggi: l’ effetto serra si ridurrebbe del 14%; calerebbe dell’ 86/96% lo spreco d’ acqua; diminuirebbe del 7% anche lo spreco d’ energia e inoltre i terreni usati per gli allevamenti si potrebbero trasformare in foreste. La carne coltivata però ha anche degli svantaggi: abolire gli allevamenti intensivi potrebbe comportare una riduzione del personale che lavora in questo settore, mettendo così in crisi tutta l’economia; senza tralasciare i costi elevatissimi che però potrebbero diminuire con l’aumento delle richieste; nel 2030 alcuni studi dicono che potrebbe costare 5 dollari al Kg. Al momento viene prodotta solo negli Stati Uniti e a Singapore. In Italia, dopo una iniziale approvazione, è arrivata la retromarcia del governo. La questione è molto dibattuta: il disegno di legge che vieta di "produrre, consumare e mettere in commercio cibi e mangimi generati a partire da culture cellulari" arriva mentre il 55% degli italiani, secondo uno studio del National Center for Biotechnology Information, si mostra interessato all’acquisto di questi prodotti. Cambiare il nostro concetto di nutrimento potrebbe essere il primo passo per salvare il pianeta?