FABRIZIO MORVIDUCCI
Cronaca

La cassa integrazione. Soldi fino a febbraio: "Ma serve una proroga"

Stanziati 110 milioni con ’scadenza’ 31 gennaio. Governo al lavoro per allungare. Assopellettieri e Federmoda: "Passo fondamentale però serve anche altro".

Cassa integrazione per i lavoratori della moda confermata fino alla fine del mese. La conferma arriva dal ministro delle Imprese e Made in Italy, Adolfo Urso, intervenuto in video collegamento alla cerimonia di apertura di Pitti Uomo. "La cassa integrazione con i recenti provvedimenti – ha detto – è stata estesa al 31 gennaio per un ammontare complessivo, fra il 2024 e il primo mese del 2025, pari a 110 milioni per le piccole e medie imprese della filiera". Le aziende sotto scacco della crisi chiedono però uno sforzo in più. "Proprio ieri – ha aggiunto Urso – mi sono sentito con il ministro Calderone per capire come eventualmente sia possibile accogliere la richiesta che è stata fatta dal sistema delle imprese per eventuali, ulteriori proroghe. La decisione non è nelle mie mani perché è nelle mani del ministro dell’Economia e del ministro del Lavoro, ma ci stiamo occupando anche di questo".

E in effetti la proroga della cassa integrazione è una delle richieste che le parti sociali stanno facendo con maggiore insistenza. "Ribadiamo che in questa fase di crisi – ha detto in questi giorni la presidente di Assopellettieri, Claudia Sequi – è opportuno chiedere alle istituzioni di sostenere il sistema della pelletteria e della moda. Nello specifico, occorre tutelare le competenze e le filiere con il rifinanziamento della cassa integrazione a partire dal 2025, la concessione di sgravi fiscali e il sostegno per tutte le aziende in difficoltà".

Oltre ai confindustriali, anche l’artigianato spinge sulla richiesta di ammortizzatori sociali e sostegno al credito. Da gennaio ad agosto (2024 rispetto al 2023) i dati dicono +138% di imprese artigiane che hanno fatto ricorso alla cassa integrazione per un numero di addetti che ha toccato il +170%. La spesa per gli ammortizzatori sociali delle imprese artigiane è cresciuta del 206%. "Riteniamo imprescindibili – ha aggiunto Simone Balducci, presidente Federmoda Firenze – la proroga della cassa integrazione e l’attivazione di linee di credito facilitate. Ma serve di più. Pensiamo a finanziamenti (locali/regionali) per l’aggregazione di piccole imprese. Soldi che coprano anche i costi iniziali, come l’acquisto di capannoni, ma anche azioni di formazione qualificata, applicata, nei limiti imposti dalla manifattura, alle nuove tecnologie".

Perché nel frattempo, i marchi stanno delocalizzando in altre regioni, presumibilmente a minor costo manifatturiero, diverse produzioni. E non chiudono solo i terzisti, ma saltano anche le aziende in appalto dell’indotto, come quelle che si occupano della logistica e sono disseminate ad esempio nella piana o nella provincia fiorentina o nell’empolese.

Gli ammortizzatori sociali sono una boccata d’ossigeno ma non sono la soluzione. Ancora si sente parlare troppo poco di come ripartirà il sistema moda dopo questa decrescita non proprio felice che si sta portando dietro lavoro, ricchezza, serenità di diverse famiglie in tutto il quadrante sud ovest dell’area fiorentina.

Fabrizio Morviducci