"Lo scorso anno a Firenze presentai il mio ultimo disco, questa volta parleremo di musica a 360 gradi, partendo dal mio libro. Spazio alla parola per ricordare tanti momenti, tanti progetti". Il chitarrista e cofondatore della Pfm, Franco Mussida, presenta oggi alle 18, con la complicità di Claudio Bertini, il romanzo autobiografico ’Il bimbo del carillon’ alla Feltrinelli Red di piazza della Repubblica.
Franco, nel libro c’è qualche riferimento a Firenze?
"Sì. Come Pfm, fra i tanti concerti che abbiamo fatto a Firenze, ce n’è uno particolare: quello storico del 13 gennaio 1979 al Teatro Tenda, con Fabrizio De André, dal quale è stato ricavato il live che poi ho curato personalmente. Feci la direzione artistica di quel progetto. Al Tenda facemmo un live molto bello, mentre fuori c’erano gli autonomi che si fronteggiavano con la polizia. Fabrizio cantò proprio a Firenze ’Amico Fragile’, un brano che la gente porta nel cuore, che poi è finito nel disco, come molte delle registrazioni del doppio live".
Perché ha deciso di scrivere un libro?
"Per comprendere come una persona, che ha superato di tanto i 70 anni, abbia percorso una strada così particolare come la mia. C’erano domande a cui volevo rispondere: l’ho fatto scrivendo questo romanzo che ripercorre le tappe essenziali, le esperienze, gli incontri che ho fatto".
Un viaggio di note nella creatività?
"Sono figlio di una generazione, che chiamo della nuvola, in cui i ragazzi hanno fatto il bagno nella pozione magica di un periodo che va dal 1967 al 1974, in cui amavamo fare le cose insieme e dove i gruppi nascevano come i funghi. Durante i vari capitoli del libro cerco di coniugare questa propensione al noi con una vita che continua attraverso la musica a cercare relazioni. Uno di quegli incontri è stato fra sei personaggi in cerca di un gruppo, cioè la Pfm".
Lei lo ha fatto anche dopo aver chiuso il capitolo Pfm?
"Fondando il Cpm Music Institute di Milano, dal 1984 un modello per la formazione musicale e tenendo da 35 anni laboratori musicali in comunità e in istituti di pena. Tra l’altro Sollicciano l’ho frequentato per diversi anni, portandoci il progetto di audioteche divise per stati d’animo prevalente, che prosegue ancora oggi in 12 carceri in Italia. Il 28 novembre a Milano inaugureremo con il progetto Arca Milano, la prima audioteca per migranti".