Firenze, 16 marzo 2025 – "Papà. Quello è il segno che ha lasciato l’acqua?" chiede una bambina. Poi si avvicina a quella riga scura comparsa sul muro del garage e ci mette una mano. È più alta di lei. La Valdisieve vive la quiete dopo la tempesta. Dopo la paura, ci sono rabbia e frustrazione. Su una terrazza in via Palagi, a Pontassieve, sembra di stare sulla prua di una nave col mare in tempesta. Si riesce quasi a percepire la salsedine, ma è solo la suggestione di acqua e terriccio insieme. Si appiccicano alle guance, ai capelli, salgono su per il naso. Le punte delle scarpe fanno capolino fra il fango, lasciando traccia di ogni movimento.

Il fiume scorre rapido sotto gli occhi. Non è minaccioso come il giorno prima, ma si fa sentire e costringe a urlarsi addosso fra amici e parenti: "Passami il secchio. Vieni qui, aiutami". "Nessuno è venuto ad aiutarci. Per fortuna siamo una famiglia numerosa" raccontano Rosaria, Michele e Cosimo Calcagno. Con i rispettivi figli si muovono a tempo in sala da pranzo, senza intralciarsi. È la danza della conta dei danni, si salva il salvabile e il resto, gran parte, riempie i sacchi. Lì ormai ci vive solo la mamma, ignara di ciò che la Sieve, nipote indisciplinata, le ha combinato in casa. Mobili rovinati, utensili, vestiti, ricordi di una vita ridotti in poltiglia e accumulati per strada. "Speriamo che qualcuno venga a ritirarli e che non si debba pensare pure a questo".
A pochi civici più in giù, i vigili del fuoco stanno liberando le case dall’acqua. Sara Bianchini non vorrebbe vedere quello che il fiume ha riportato in superficie solo per distruggerlo. Con gli occhi gonfi, nelle mani stringe delle videocassette: "Sono da buttare ormai". Quella casa l’ha lasciata da anni, da luglio non ci tornava. Dopo la morte del padre non ne aveva motivo. "Era già difficile per me entrare in questa casa, oggi soprattutto. L’acqua è risalita dalla botola e dalla doccia, ha allagato tutto. Il valore della perdita è più che altro affettivo". Non per Maria Casodi. I ricordi sono in salvo al primo piano, ma giù c’è la cucina comprata da poco, con i risparmi e una pensione da domestica, tra l’altro vedova. Avrebbe fatto sicuramente a meno di vederla galleggiare in 70 centimetri di acqua. "Ho passato la notte da mia figlia, ma perché ha insistito. Io sarei rimasta. In cinquant’anni non ho mai avuto paura della Sieve, mio marito invece la temeva. Non dormiva quando c’era la piena, stava in terrazza a guardarla".
L’allerta non è finita, ma il maltempo concede una tregua. I giovani di Montebonello si danno appuntamento al campo sportivo per dare una ripulita. Pala alle mani, musica ed è un sabato alternativo. "Ci sarà un milione di danni" è la prima stima del vicepresidente Andrea Consolati. L’area è grande, ha un campetto da calcio, due piste da pattinaggio, il bar. Ed è tutto ricoperto da un tappeto di fango, soffice sotto il peso delle scarpe, eppur così pesante da spalare. È quanto rimane del torrente Argomenna che, non trovando accoglienza nella Sieve colma, si è fatto prepotentemente spazio intorno. In mezzo a quel caos Consolati ha un motivo per sorridere: "Lei è Ciosche, ed è una sopravvissuta". Ci indica una tartaruga uscita dal letargo prima del previsto, proprio durante l’alluvione. È la mascotte dell’impianto, ma si capisce subito che c’è di più: "Le ho dato il soprannome di mio nipote, morto tempo fa. Trovarla viva mi riempie di gioia".
Quando raggiungiamo Rufina, comincia a piovere. In ingresso del paese, seppur distanti dal pelo dell’acqua, fondi e garage sembrano piscine. La protezione civile è al lavoro con cinque pompe idrovore. "È tutto da buttare, ma qui almeno non si è allagata casa", ci racconta Katia Terzaroli. Com’è avvenuto più avanti, al campo sportivo, alla scuola, dove ci vorranno almeno 3 milioni di euro per ricostruire. Critica la situazione anche a Contea, lato Dicomano. La strada si interrompe fra i due passaggi a livello. Qui ieri le autobotti hanno pompato acqua per chi è rimasto orfano dell’acquedotto. Tullio Fontani è tra quelli che hanno ancora chiare le immagini dell’alluvione del ’66: "Non pensavo di riviverla". L’acqua ha portato via anche l’asfalto. "Quando ho visto la Sieve ingrossare ho staccato la corrente - racconta Alessandra Giammarchi - Mia figlia era uscita col cane, ma l’acqua già correva per strada. Siamo scappati e ci siamo rifugiati dai vicini". Una manciata di minuti che per Daniele Ginassi sono stati distruttivi. Della casa comprata nel 2009 non è rimasto più niente: "Appena mi sono reso conto della gravità, ho mandato via mia moglie e mia figlia. Io sono uscito a nuoto". Bracciate dure e faticose, molto più per l’animo che per il corpo.