SCANDICCI (Firenze)
Le griffe guardano ad altre regioni d’Italia. Abruzzo e Puglia e Campania sono i nuovi distretti dove le maison spostano lavoro mentre in provincia di Firenze chiude un’azienda al giorno. Da mesi l’argomento è tabù per le associazioni datoriali, ma la breccia è aperta: nelle regioni del sud Italia, incentivate dal governo con le zone economiche speciali, il costo del lavoratore è ridotto del 30% rispetto alla Toscana. Le fabbriche sono nuove, più grandi, la subfonitura viene accentrata e non spezzettata come qui da noi, con un’ulteriore riduzione dei costi. Come se ne esce? Una prima risposta arriva dal presidente dell’Alta scuola di pelletteria, Franco Baccani.
Baccani, come si combatte questo esodo che rischia di strappare il primato alla Toscana nella pelletteria di lusso?
"Le transumanze ci sono sempre state e ci saranno sempre. Le aziende vanno dove c’è costo minore e dove c’è possibilità di poter sviluppare l’attività in maniera meno costosa. Credo piuttosto che noi dobbiamo fare una riflessione diversa a prescindere dalle transumanze".
Però senza lavoro non c’è futuro...
"Proprio per questo. Dobbiamo capire cosa vogliamo per il domani del distretto. Ragionare in maniera strategica, nel tenere insieme le zone della filiera toscana: la concia nel pisano, la produzione e la metalleria in provincia di Firenze. Investire sulla tecnologia, su ricerca, sviluppo e formazione. La bassa manodopera la si trova ovunque ma non si trova alta specializzazione. Noi abbiamo le caratteristiche per fare questo. Anche in passato abbiamo risolto il problema della transumanza con la qualità. A ondate, abbiamo registrato l’esodo in Romania, Tunisia, Cina, in Campania, ora in Abruzzo. Abbiamo sofferto della delocalizzazione rispetto alla Toscana e abbiamo vinto per eccellenza, saper fare e fare ricerca".
Come si sta comportando la politica su questo tema?
"Il mio appello è semplice: stare uniti per fare sistema: tenere insieme politiche industriali, formazione e visione sulle infrastrutture che rendano questo territorio maggiormente fruibile. Dobbiamo lavorare sulle politiche industriali, serie. Si pensa solo ai tavoli di crisi, mi piacerebbe ci fossero invece tavoli con lo sviluppo. Bisogna farlo prima che si a troppo tardi. Siamo il primo hub al mondo della pelletteria e della moda ma dobbiamo fare un aggiornamento. Oltre alle politiche sul lavoro servono aeroporti, treni che funzionano, strade non intasate. Tanto per fare un esempio: chi arriva da Parigi a Firenze non dovrebbe impazzire in mezzo a un traffico folle tra svincoli, lavori, degrado".
Ma intanto come si contrasta la concorrenza delle altre regioni?
"Il futuro è fatto di connessioni tra griffe e artigianato di qualità. Ci sono tutte le caratteristiche. A cominciare da centri promozionali come Pitti, capaci di poter portare nel mondo questo messaggio. Smettiamo di fare le partite iva delle griffe, ritiriamo fuori quello che è nostro. Ma prima della concorrenza delle altre regioni, occorre pensare a quella, sleale, che avviene nella nostra. Firenze è una delle province con il più alto tasso di contraffazione. Solo la scorsa settimana sono stati sequestrati 40mila pezzi taroccati. Dobbiamo lavorare anche su questo. Basta chiacchierare. Torniamo a parlare d’eccellenza. Solo con quella di può uscire dalla crisi".