LORENZO OTTANELLI
Cronaca

La Crusca celebra Bembo. Prose della ’volgar lingua’. Prima grammatica italiana

L’Accademia dedica un convegno internazionale a 500 anni dalla pubblicazione. D’Achille: "E’ stato il testo base attraverso il quale il toscano è diventato italiano".

Nicoletta Maraschio, presidente onoraria dell’Accademia della Crusca

Nicoletta Maraschio, presidente onoraria dell’Accademia della Crusca

Un libro come base della nostra lingua, una prima grammatica, scritta nel 1525 da un veneziano che aveva trovato a Firenze il cuore della letteratura. Pietro Bembo, infatti, scrisse e pubblicò in quell’anno le "Prose nelle quali si ragiona della volgar lingua", un volume nel quale si prendevano a modello della letteratura italiana due grandi artisti del Trecento fiorentino: Francesco Petrarca per la poesia e Giovanni Boccaccio per la prosa. A cinquecento anni dalla sua pubblicazione l’Accademia della Crusca dedica alle "Prose" un convegno internazionale, che ha ottenuto l’Alto patronato del Presidente della Repubblica, che si svolgerà nella sede e nella quale prenderanno spazio gli eventi di domani (ore 14), con un programma intitolato "Prima e dopo le prose" con tanti interventi sul Bembo editore di Dante, ma anche sulla figura di Benedetto Varchi e della sua rilettura fiorentina di Bembo, passando per l’importanza dell’opera del veneziano nella grammatica del Seicento. Il giorno successivo, invece, alle 10, una tavola rotonda sul presente e sullo standard contemporaneo della lingua con uno sguardo comparato sulle esperienze europee, con interventi di studiosi provenienti da Tubinga, Parigi, Losanna e Madrid.

"Il legame tra Pietro Bembo e Firenze è molto importante – ha sottolineato il presidente dell’Accademia della Crusca, Paolo d’Achille –. Le ‘Prose’ è stata la prima grammatica importante perché rappresenta il testo base attraverso il quale il toscano è diventato italiano. Senza questo richiamo a Petrarca e a Boccaccio, infatti, non sarebbe stato possibile avere l’Italiano come lo conosciamo oggi. Inauguriamo con questo convegno una serie di eventi che avranno luogo in varie sedi, tra le quali Venezia. Lo facciamo a Firenze, con un evento aperto a tutti e che può rappresentare un’occasione per venire a visitare la sede della Crusca, che è stata completamente ristrutturata". "Quella di Bembo è un’opera fondamentale – rimarca la vicepresidente della Crusca, Rita Librandi –. Con lui, infatti, si è avuta la svolta a livello di ‘grammatica’. La sua idea era quella di trovare dei classici che fossero alla base della nostra lingua e li individuò nei due scrittori fiorentini. Sarà poi con l’edizione di Benedetto Varchi che quest’opera diventerà ancor più fondamentale, oltre ad accompagnarsi al vocabolario della Crusca".

Un volume, quello di Pietro Bembo, che i fiorentini non accolsero positivamente, come spiega Nicoletta Maraschio, presidente onoraria dell’Accademia: "I cittadini di Firenze si chiesero cosa volesse da loro questo veneziano. Era inevitabile una certa ostilità, perché i fiorentini sentivano la lingua in evoluzione, erano aperti alla polimorfia, e il richiamo a Petrarca e Boccaccio sembrava loro un ritorno al passato. Inoltre, quelle regole parevano troppo rigide ai suoi contemporanei, ma Bembo nella sua grammatica inserì oltre cinquecento neologismi. E i suoi meriti oggi sono sotto gli occhi di tutti". "Quest’anno si celebra un’importante anniversario – ha concluso il presidente della Regione, Eugenio Giani –. Il grande umanista, poeta, cultore Pietro Bembo realizzò quest’opera volta a razionalizzare l’italiano. L’Accademia della Crusca ci onora con un convegno a carattere internazionale".