Francesco
Gurrieri
Presto sarà celebrata la Giornata Europea della Cultura Ebraica, dedicata quest’anno alla bellezza. Quanto questa componente culturale e civile abbia contribuito all’immagine di Firenze è stato recentemente pubblicato da Daniel Vogelmann con la sua casa editrice Giuntina, nel volume di Roberto G. Salvadori ‘Gli Ebrei a Firenze. Dalle origini ai giorni nostri’. Così la città sarà sicuramente nei posti d’onore a testimoniare sulla bellezza. Lo sarà soprattutto con la sua storia che a far data dal 1572, quando il granduca Cosimo, su indicazione di papa Pio V, realizzò quel ghetto, cancellato dopo quasi tre secoli, nella grande impaginazione urbana di Firenze Capitale. La Sinagoga di via Farini e il suo museo, saranno protagonisti di quella Giornata dedicata alla conoscenza del patrimonio artistico. La Sinagoga di via Farini (esempio di eclettismo neo-moresco), eretta nel nuovo quartiere della Mattonaia, fu realizzata fra il 1874 e il 1882; ebbe nobile paternità con tre architetti fra i più noti del tempo: Marco Treves, Vincenzo Micheli (autore anche dell’Arcone di piazza della Repubblica) e Mariano Falcini (aiutante del Poggi nei grands traveaux e progettista del Cimitero delle Porte Sante). Oggi è consegnata alle attente cure di Renzo Funaro che non manca di valorizzarne le singolarità architettoniche e decorative. Elegante e non meno importante è l’annesso Museo Ebraico che raccoglie e documenta la storia della comunità a Firenze: un impegno che si deve a più persone ma sostanzialmente voluto da Fernando Belgrado e progettato da Alberto Boralevi e Dora Liscia Bemporad per il primo nucleo (1981, con la donazione di Marta del Mar Bigiavi) a cui è seguito un ampliamento e un riallestimento ove hanno prestato la loro opera Funaro, Dora Liscia e Laura Zaccagnini. Fieri, dunque, di quella cupola verde nella nostra città.