La decisione dei giudici. Telefonate e cene proibite. A 72 anni Verdini torna dentro

Revocata la detenzione domiciliare per evasioni e ripetute violazioni delle prescrizioni. Deve scontare un cumulo di tre condanne definitive: fine pena nel gennaio 2036.

La decisione dei giudici. Telefonate e cene proibite. A 72 anni Verdini torna dentro

La decisione dei giudici. Telefonate e cene proibite. A 72 anni Verdini torna dentro

di Stefano Brogioni

FIRENZE

Tre condanne definitive, fine pena 21 gennaio 2036. Finora, però, Denis Verdini aveva annacquato la limitazione della sua libertà scontando le condanne nella dorata prigione della sua maxi villa sulla collina di Arcetri. Tanto grande che gli è capitato di non sentire il campanello, quando a bussare erano i carabinieri che dovevano verificare la sua presenza in casa. Da ieri, però, l’ex braccio destro di Berlusconi ha intorno a sé quattro mura diverse, assai meno pregiate e assai meno confortevoli: quelle del carcere di Sollicciano.

Un po’, si è rovinato da solo, il vulcanico commercialista nato a Fivizzano l’8 maggio 1951. Perché la decisione del tribunale di sorveglianza, di revocargli il regime di detenzione domiciliare, è figlia delle sue evasioni: autorizzato dalla stessa sorveglianza ad andare a curarsi i denti dal suo dentista del Senato, Verdini ha approfittato dei permessi per tessere rapporti vietati dal suo status di detenuto. Cene, al ristorante Pastation del figlio Tommaso, e contatti, finiti pure in un’altra inchiesta, quella per corruzione all’Anas, in cui Verdini è uno degli indagati.

Ma facciamo prima un passo indietro. Nel novembre del 2020, quando la Cassazione mise il timbro dell’inappellabilità sulla sentenza, l’ex senatore si presentò spontaneamente al carcere romano di Rebibbia, per iniziare a scontare una pena lunga sei anni e mezzo. Verdini, che oggi ha quasi 73 anni, rimase dentro per qualche mese. Poi un focolaio di covid, l’età avanzata e la salute non proprio scoppiettante, suggerirono ai giudici del tribunale di sorveglianza di Firenze di trovare un’alternativa al carcere. E così è stato. Dala fine di gennaio del 2021, la detenzione è diventata domiciliare. Con il divieto assoluto di contatti con persone che non fossero i familiari stretti. Per un po’, parola degli uffici deputati alla vigilanza, è stato un detenuto modello.

Poi ha ottenuto il permesso a lasciare la villa di Arcetri per curarsi a Roma, la città dove vive e lavora il figlio: fissando gli appuntamenti due giorni attaccati, l’ex onorevole poteva pernottare a casa dello stesso.

E qui cominciano i guai. Le cene al Pastation - il locale di Verdini junior a piazza di Campo Marzio - oltre che “evasioni“ dal regime di detenzione a cui doveva sottostare, si sono trasformate in occasioni per incontrare politici, imprenditori e dirigenti pubblici. Incontri che non sono sfuggiti agli investigatori della guardia di finanza che stavano indagando, coordinati dalla procura di Roma, sulle commesse bandite dall’Anas, la società di Stato che gestisce le arterie stradali (i cui vertici sono estranei alle indagini) e in cui sono coinvolti anche Denis Verdini e il figlio.

Dalle indagini romane è emerso che l’ex senatore di Ala avrebbe tenuto anche relazioni telefoniche senza autorizzazione. Tre le cene romane finite al centro delle indagini delle fiamme gialle e poi confluite nel procedimento avviato dal Tribunale di sorveglianza. La prima risale al 26 ottobre 2021, quando attorno a un tavolo del Pastation si ritrovarono oltre all’ex senatore e al figlio anche l’imprenditore ed ex eurodeputato Vito Bonsignore e all’allora ad di Anas, Massimo Simonini. Il 30 novembre 2021, gli investigatori avrebbero sorpreso l’ex braccio destro di Berlusconi mentre si ritrovava, sempre al Pastation, con il figlio Tommaso e il socio in Inver (la società di Verdini junior al centro delle presunte corruzioni) Fabio Pileri, insieme ad altri ospiti, come il sottosegretario al Mef Federico Freni. Infine, la sera dell’11 gennaio 2022 padre e figlio sarebbero stati visti dagli investigatori mentre ritornavano a casa in taxi e salivano nell’appartamento, dove venivano raggiunti da Bonsignore e Simonini. Il Tribunale di sorveglianza di Firenze aveva già avviato e chiuso un procedimento per violazione delle prescrizioni, confermando nel febbraio 2022 la detenzione domiciliare. Allora tutto era nato a seguito della pubblicazione su un quotidiano di una lettera di Verdini indirizzata a Fedele Confalonieri e Marcello Dell’Utri. Ora sono emersi, grazie alle indagini della procura capitolina, violazioni più gravi e sistematiche alle prescrizioni dei giudici.

E la temuta pericolosità sociale un ostacolo a una carcerazione più tenue. L’età, i problemi di salute, almeno per il momento, non sono serviti a tenerlo lontano dalla cella.