PAOLO GUIDOTTI
Cronaca

La discarica in Mugello si allarga. Riemergono sacchi e altri rifiuti. E il caso torna in parlamento

La scoperta dello speleologo Benassi. Indagini sulle aree indicate nel ’71. Mazzetti interroga il ministro

La discarica in Mugello si allarga. Riemergono sacchi e altri rifiuti. E il caso torna in parlamento

Palazzuolo sul Senio (Firenze) – Si complica la questione ambientale aperta dalla discarica franata nel torrente Rovigo, nel comune di Palazzuolo sul Senio, che ha deturpato e inquinato i 10km del corso d’acqua e del fiume Santerno, con rifiuti di ogni genere. Perché ora uno speleologo romagnolo ha scoperto quella che, con ogni probabilità, è una seconda discarica, a circa un km da quella franata. D’altronde della presenza di più discariche, nell’incontaminata valle del Rovigo, aveva parlato già nel 1971 il deputato ed ex-sindaco di Imola Veraldo Vespignani e lo speleologo, Andrea Benassi, prende a riferimento proprio quelle indicazioni: "Due sono in atto lungo la strada n477 tra la località Spiagge ed il passo della Sambuca sul Monte Carzolano". E’ un tratto breve, racchiuso in poco più di un chilometro, tra la località Le Spiagge e il passo della Sambuca. Benassi è andato a ricercare le foto aeree degli anni ‘60 e ‘70 dell’istituto cartografico regionale.

"E le foto – dice Benassi - non solo mostrano chiaramente i cambiamenti avvenuti dopo la creazione della prima discarica, ma proprio nella zona che ci interessa, anche due grandi frane avvenute tra il 1963 ed il 1975. Cosa avrà creato quelle frane? Una stagione troppo piovosa, oppure monnezza ci cova?". E per togliersi ogni dubbio, prima dell’entrata in vigore dell’ordinanza di divieto di accesso, è andato a ispezionare. Ai bordi del terreno franato, in questo secondo luogo, più vicino alla Sambuca, ha trovato sacchi neri e rifiuti di ogni genere. Da qui l’ipotesi che "nel 1971 anche qui furono sversate tonnellate di rifiuti. Poi tra il 1971 ed il 1975, una bella frana si è portata via una discreta quantità di quella monnezza riversandola nel fiume". Uno scenario che i Carabinieri forestali stanno accertando. Per ora nessun riscontro oggettivo, ma verifiche sui siti indicati da Vespignani e su quelli registrati in quegli anni come punti papabili dove sversare i rifiuti.

Intanto il caso dopo 54 anni è tornato in Parlamento. Lo ha portato Erica Mazzetti, deputata di Forza Italia e componente della Commissione ambiente della Camera. "Un disastro ambientale che deve essere risolto con somma urgenza – dice l’On. Mazzetti -, ma che avrebbe dovuto essere evitato con ogni mezzo, visto che il problema esisteva ed era noto. Ho subito posto all’attenzione del ministro dell’Ambiente con un’interrogazione, quanto avvenuto al Rio Rovigo, sollecitando al tempo stesso un intervento anche da parte degli organi centrali, se necessario anche con risorse e tecnici. Dagli approfondimenti condotti anche consultando gli atti di allora risulta che, negli anni ‘70, vi furono scaricate 60 mila tonnellate; già allora ci furono critiche e proteste".

E citando l’interrogazione del 1971 si ricorda che "l’interrimento dei vari strati non fu eseguito e per carenze di materiale di ricoprimento e per mancanza di agibilità delle macchine destinate a eseguire il necessario stipamento". Mazzetti conclude: "Vista la gravità dell’inquinamento e l’alto pregio naturalistico di questo territorio, ho chiesto di attivarsi per ogni opera di bonifica necessaria".

Con i rifiuti, anche la rabbia ha valicato i confini regionali. Nuove denunce arrivano dal territorio romagnolo. Intanto, le associazioni firmatarie dell’esposto indirizzato alle due procure competenti (Bologna e Firenze) chiamano i cittadini a raccolta per una conferenza stampa, domani alle 12.30 in località Ca’ di sotto.