di Antonio Passanese
I 22 dipendenti dell’Harry’s Bar hanno lavorato fino alle 5 di ieri mattina per poter liberare il fondo di lungarno Vespucci così da restituirlo alla Gin Srl. Una volta terminato il lavoro è stato comunicato loro che per una settimana saranno in ferie forzate. Poi si vedrà. Tutti i tavoli, gli sgabelli del bancone, le sedie sono state portate vie in attesa di trovare una nuova collocazione semmai i fratelli Bechi e la famiglia Olivetti Rason non dovessero trovare alcun accordo neanche il 27 luglio, giorno in cui è prevista la riunione del Tavolo di Crisi alla Città metropolitana. Ieri, quando i bandoni hanno definitivamente coperto le vetrine del Harry’s, il primo ad arrivare è stato Francesco Bechi, che con il fratello Antonio gestiva l’attività che nei giorni scorsi ha compito 70 anni. Poi è stato il turno dei sindacalisti della Filcams Cgil, che seguono la vertenza che riguarda i dipendenti,dei legali della Gin, preceduti da Pier Ettore Olivetti Rason, della polizia e dell’ufficiale giudiziario.
La consegna delle chiavi si è svolta in un clima teso ma corretto, senza rivendicazioni, senza scambi di battute. Uno sfratto che forse si poteva evitare ma che ha visto contrapporsi le parti in causa. Da una parte i Bechi, che per ora sono in silenzio stampa, e dall’altra parte la Gin Srl, che proprio ieri, in un durissimo comunicato stampa ha fornito la sua versione dei fatti. "Gin – si legge nella nota – intende anzitutto premettere di avere effettuato l’acquisto dei locali dell’Harry’s Bar non solo per la loro location ma soprattutto perché risultavano locate ad un inquilino prestigioso. Con riferimento alle notizie apparse sulla stampa, GIN deve nuovamente precisare che il rilascio forzoso dei locali da parte di Harry’s Bar è stato deciso dal Tribunale e dalla Corte d’Appello con ben cinque provvedimenti che hanno tutti confermato – all’unisono – l’esistenza di una pesante morosità di Harry’s Bar iniziata nell’agosto 2019 (e quindi ben prima del Covid) e protrattasi sino ad oggi"
La famiglia Olivetti Rason precisa inoltre di "non avere intenzione alcuna di rivendere il locale. GIN non avrebbe mai ritenuto di dover giungere ad uno sfratto con la forza pubblica a seguito dei ripetuti, persistenti inadempimenti di Harry’s Bar, cristallizzati in numerose ed univoche sentenze". E ancora: "Nonostante gli sforzi profusi da GIN nel ricercare una composizione con i soci, con i legali rappresentanti e gli avvocati di Harry’s Bar S.r.l. (oggi Boston 70 S.r.l.), non è stato possibile evitare lo sfratto, sia a causa della persistente morosità sia per l’atteggiamento della controparte che non ha mai ricercato una definizione bonaria, così come dimostrato dagli inascoltati interventi delle istituzioni, delle associazioni di categoria, di vari legali di Harry’s Bar avvicendatisi, nonchè di amici e conoscenti comuni".
Dal canto suo, invece, la Filcams, che ieri ha tenuto un presidio davanti al locale, si dice preoccupata per la sorte dei 22 dipendenti: "Chiediamo che si facciano carico di questi lavoratori e lavoratrici Harry’s Bar 1953 e Sina, che gestisce l’Hotel Villa Medici. Da questa vicenda non è esonerata neanche la società Gin. Non discutiamo le sentenze, ma non si può pensare che con lo sfratto sia stata rispettato la legge. Rimane aperto infatti un problema sociale: quei lavoratori e lavoratrici, anche se sono fuori dal locale, sono parte integrante di quel locale e quando esso sarà ceduto ad altri la Gin Srl non dovrà ignorare la loro sorte".