La fine di un’epoca. Dall’Oltrarno a via Gioberti. Requiem negozi di vicinato. Arrivano cocktail e impasti

Il turismo sta fagocitando le attività storiche i cui fondi vengono trasformati in ristoranti. L’assessore Vicini: "Estenderemo le limitazioni anche oltre l’area Unesco. Impegno massimo".

La fine di un’epoca. Dall’Oltrarno a via Gioberti. Requiem negozi di vicinato. Arrivano cocktail e impasti

Il turismo sta fagocitando le attività storiche i cui fondi vengono trasformati in ristoranti. L’assessore Vicini: "Estenderemo le limitazioni anche oltre l’area Unesco. Impegno massimo".

di Antonio Passanese

FIRENZE

Aggiustare un orologio, comprare quaderni e diari per i propri figli, fare la copia della chiave persa o rotta, tra qualche anno potrebbe trasformarsi in una impresa impossibile. Perché i negozi di vicinato, le botteghe tradizionali, stanno scomparendo dalla città. E allora ci toccherà prendere la macchina e andare nel grande centro commerciale o macinare chilometri per trovare l’attività che ci interessa. Se alcuni settori risultano più resilienti, per altri, invece, è sempre più difficile far quadrare i conti. Soprattutto quando intere strade e quartieri vengono fagocitati dal turismo di massa, dai B&B, a scapito della residenza. Con la conseguente perdita di offerta e di memoria, che fanno parte del Dna di Firenze.

Basta fare un giro nel centro storico o anche fuori le mura per rendersi conto di come sia cambiata questa città e il suo tessuto commerciale nel giro di pochi anni: fondi che ospitavano mercerie, mesticherie, artigiani, parrucchieri, cartolerie, piccoli negozi di abbigliamento, trasformati in attività a uso e consumo di chi, per uno o più giorni, visità la capitale del Rinascimento. Eccone cinque esempi. Partiamo da via Sant’Agostino, in pieno Oltrarno, dove il coiffeur Tony, noto alle cronache per essere il parrucchiere personale di Matteo Renzi (all’epoca in cui era sindaco e poi presidente del Consiglio dei ministri) e per le gigantografie di Rocco Commisso che esponeva in vetrina, dopo 70 anni dall’inaugurazione del suo salone, ha deciso di gettare la spugna e di tirare giù il bandone. Al suo posto (sono in corso i lavori all’interno del fondo) aprirà un cocktail bar o forse l’appendice del ristorante Fulvio.

Stessa sorte per l’Enoteca Mondovino, aperta nel 1936, sempre in Sant’Agostino: oggi, lì dove c’erano scaffalate pieni di pregiatissimi vini, ci sono i tavoli del vicino ristorante. Altro caso simbolo è Cucciolo, in via del Corso. I fiorentini lo ricordano per i suoi famosi bomboloni caldi, da qualche settimana in quei locali si organizzano corsi di cucina per stranieri e cooking show. Gli studenti dei licei ’Miche’ e Castelnuovo, invece, ricorderanno il forno Pippirilli di Borgo Pinti, nel quale prima di entrare in classe o all’ora dell’uscita si fermavano a comprare pizza, calzoni e schiacciate. Ora al civico 61r c’è un kebabbaro. Sempre nella stessa strada addio ad un altro forno, il Brunori: al suo posto, un ristorante.

In via Gioberti, dal 27 settembre, chiude la storica Cartoleria Claudia che per anni è stata il punto di riferimento di tanti scolari e studenti della zona. Ancora incerto il destino del fondo, ma sembra ci siano delle trattative in corso (con chi non è dato saperlo). "Siamo stati la prima città ad adottare sia un regolamento che ha limitato le aperture di nuovi esercizi di somministrazione e commercio alimentare nell’area del centro storico Unesco che la prima lista delle Attività Economiche Storiche e Tradizionali Fiorentine. L’impegno, quindi, a tutela del tessuto commerciale cittadino non è mai mancato e lo confermeremo, rappresentando uno dei cardini del programma di mandato. Sebbene non siano molte le armi che un’amministrazione comunale ha a disposizione per poter intervenire, continueremo a lavorare in tal senso: l’impegno è quello di aumentare il numero delle strade con limitazioni ed estendere le limitazioni anche fuori area Unesco", dice l’assessore allo Sviluppo economico Jacopo Vicini.