La giungla di cemento: "È come un terremoto In un cantiere mai visto nulla così"

A tu per tu con Alessio Giannini, vigile del fuoco del nucleo Usar "Non perdiamo mai la speranza, ecco come ci muoviamo".

La giungla di cemento: "È come un terremoto  In un cantiere mai visto nulla così"

La giungla di cemento: "È come un terremoto In un cantiere mai visto nulla così"

Due giorni incessanti di lavoro, la speranza sempre stretta fra i denti. Mentre le mani fasciano travi, accendono martelli pneumatici e con maxi cesoie tranciano i tondini di ferro deformati dal crollo e trasformati in pericolosi artigli in grado di agganciare e strappare la carne. È questa da 48 ore la vita di Alessio Giannini, vigile del fuoco 36enne, membro dell’Usar, il nucleo Urban Search And Rescue, specializzato in salvataggi in casi estremi.

Giannini, come procedono le ricerche all’interno del cantiere crollato?

"Al momento stiamo cercando l’ultimo operaio disperso, ieri notte siamo riusciti a trovare il quarto, purtroppo deceduto dopo una ricerca durata tutta la giornata".

C’è qualche speranza di trovarlo ancora in vita?

"Non perdiamo mai la speranza, anche se le condizioni in cui si trova il cantiere sono molto critiche. Non ci vogliamo sbilanciare al momento".

Qual è il vostro nemico più temibile?

"Ci sono molti elementi che rendono difficoltose le ricerche. Ci sono parti di cemento armato pericolanti e abbiamo difficoltà a rimuoverle perché sono molto pesanti. Stiamo impiegando tre gru per sollevare le travi e permetterci di andare il più possibile in profondità. Senza contare che il cemento che era stato gettato venerdì, durante la notte di sabato si è asciugato e questo rende le cose più complicate. A questo si aggiunge il problema delle armature delle travi".

Che tipo di problema?

"I tondini di ferro delle travi crollate si sono deformati e devono essere ogni volta tagliati con apposita apparecchiatura"

Vi eravate mai trovati di fronte a una scena del genere?

"Siamo abituati a scenari di questo tipo. Abbiamo operato durante il terremoto di Amatrice e dopo la tragedia di Rigopiano".

Qual è la differenza con la strage di Firenze?

"Il terremoto o una valanga sono eventi imprevedibili, si tratta di situazioni in via di evoluzione e ci possono essere nuove scosse o nuovi pericoli. Nel cantiere la situazione è statica, ma il risultato è comunque quello di un terremoto. Solo che questa tragedia dovuta a un qualcosa di non naturale, ma a un errore".

Siete mai intervenuti su un incidente sul lavoro del genere?

"Mi sono trovato in diversi interventi per incidente del genere in cantieri, ma mai con questo risalto".

Quanti uomini sono al lavoro in questo momento?

"La squadra è composta da 40 persone che si alternano 24 ore su 24 su più squadre".

Quali strumenti state utilizzando per le ricerche?

"Fra le tecnologie impiegate c’è uno strumento che si chiama Delsar".

Di cosa si tratta?

"In pratica è un sistema di ascolto delle macerie, sotto le quali viene inserito un microfono ad altissima sensibilità in grado di registrare suoni come una richiesta d’aiuto, ma anche il passaggio di una camera d’aria. Fra i tentativi fatti c’è stato anche quello di far squillare i telefonini degli operati per localizzare la loro posizione".

Quanto dureranno ancora le ricerche?

"Finché non troveremo anche l’ultimo disperso".

Quali sono i sentimenti che si provano dopo aver estratto il corpo di un uomo dalle macerie?

"Sono tanti e non è semplice parlarne. Ogni volta che però mi tolgo la divisa di dosso, torno a casa e cerco di giocare con mio figlio, così passa tutto".

Claudio Capanni