La guerra del Capitale. All’alternanza tra sonno e veglia, tra riposo e lavoro, tra vita privata ed esposizione pubblica. Prima assoluta per "Arlecchino servitore del prodotto interno lordo", nuova produzione del Teatro delle Donne affidata al drammaturgo e regista Filippo Renda, in scena con Antonio Fazzini, Margherita Galli, Vieri Raddi, da stasera a domenica 8 ottobre al Teatro Goldoni per "Avamposti" (ore 20,30). Tutto parte con Joseph Wright of Derby che nel 1793 dipinse "Il cotonificio di Arkwright": tra la vegetazione dei boschi inglesi, un edificio di mattoni sfugge alle leggi della natura e spande la propria luce interna dalle numerose finestre. Il palazzo e il suo immaginario padrone sono i capostipiti di una guerra che solo 150 anni dopo dichiarerà finalmente un vincitore. È la guerra del Capitale, la vittoria di un nuovo stile di vita nel quale si è abili al consumo 24 ore al giorno per sette giorni e nel quale chi dorme è un perdente. A distanza di oltre due secoli da quel dipinto, in uno delle migliaia di magazzini di una notissima multinazionale dello shopping online, un giovane di nome Arlecchino lavora dalle 18 del pomeriggio alle 6 del mattino. Ogni suo movimento, ogni suo passo è regolato e controllato da sofisticati applicativi installati nel suo smartphone personale. "Arlecchino servitore del prodotto interno lordo" pone al centro l’analisi critica di un sistema sociale. Mette in scena l’incapacità di realizzare i pericoli prodotti dalla sostituzione dall’unità di spazio con l’unità di tempo: non esistono più luoghi per la condivisione sociale e, se esistono, vengono continuamente demonizzati. Quegli spazi sono stati sostituiti dagli infiniti istanti che ci regalano i touch sugli schermi dei nostri dispositivi.
CronacaLa guerra del Capitale. Arlecchino servo del sistema