
La longa manus della camorra, clan dei Casalesi, fazioni Schiavone, Napoletano, Zagaria, calata tra il 2014 e il 2019 su appalti pubblici e privati di mezza Toscana: enti, centri commerciali, complessi residenziali, ville. A Firenze il rifacimento del Museo degli Innocenti in SS.Annunziata; l’ampliamento e la riqualificazione energetica di Toscana Energia, in piazza Mattei 3; a Bagno a Ripoli la ristrutturazione della Croce Rossa e altre unità immobiliari; a Vaglia (Pratolino), in via del Vico, un complesso residenziale, appartamenti e villette indipendenti. A Sesto (via di Colonnata e in via di Querceto 144146) ‘Gli Oleandri’; a Scandicci e a Montelupo lavori per le aperture di Eurospin. Oggetto d’interessamento (2016, si ricava da intercettazioni) pure la manodopera per il cantiere dell’Alta Velocità e per 80 case in via Pistoiese. Lavoratori inquadrati con documenti falsi, in modo fittizio come ‘soci artigiani prestatori d’opera’, senza contributi.
E’ la realtà disvelata ieri dalla Dda di Firenze e dalla Guardia di Finanza, Gico di Firenze e Scico di Roma con un blitz tra le province toscane interessate, l’Emilia (Reggio, Modena, Bologna), Roma, Treviso, Isernia, Caserta.
‘Operazione Minerva’ su ordine del giudice Federico Zampaoli dopo indagini del pm antimafia Guido Monferini. Minerva, divinità romana della lealtà, protettrice degli artigiani. Quale lealtà: l’organizzazione usava (anche) come prestanome elementi che prendevano il reddito di cittadinanza o di emergenza: 50-100 euro a transazione. Lealtà: e invece alcune imprese coinvolte hanno ottenuto contributi a fondo perduto del “Decreto Rilancio” e finanziamenti a fondo perduto. Lealtà: ma l’articolato sistema organizzato per acquisire quanti più lavori possibili intossicava, e intossica, il tessuto economico sano. A cominciare dalla concorrenza sleale: le imprese della holding occulta chiedevano cifre più basse perché inquadravano la manodopera come ‘soci artigiani prestatori d’iopera’, con documenti falsi, niente contributi previdenziali. Poi iva a credito, imponibili abbattuti, evasione. "Accertato l’uso di fatture false per operazioni inesistenti per 8,3 milioni" si legge nell’ordinanza cautelare.
Dopo le (comprovate) mire della ’ndrangheta sulla Stazione Foster (un suo uomo, funzionario pubblico, era pronto a installarsi a capo dei lavori); dopo gli appalti vinti da Avr (commissariata) per rifacimento e manutenzione delle strade fiorentine (appalto triennale da oltre 30 milioni) e per la Fi-Pi-Li (6,2), ecco il capitolo-camorra. Defilato per ora il capitolo Stazioni Appaltanti, inquirenti e investigatori hanno ‘studiato’ imprese appaltatrici e sub appaltatrici. A Firenze ricorre tra queste ultime la ‘Loreta Costruzioni’ di Roma, della holding capofila e controllante della costellazione di società (23, 16 ‘cartiere’, vuote, producono fatture false) individuate dalla Dda. Loreta ha 12 capi d’imputazione per false fatture utilizzate, 2 episodi di autoriciclaggio, 6 di intestazione fittizia. C’è un meccanismo rodato, due livelli che rendono complessa la ricostruzione dei passaggi in modo da allontanare i sospetti dalle imprese appaltatrici. Spiega il ten.col. Simonetti, comandante del Gico che dipende dal Nucleo Pef (polizia economico-finanziaria) comandato dal colonnello Carlo Levanti: "L’uso di fatture per operazioni inesistenti è anche per generare una provvista di denaro per chi usa la fattura falsa. Rilasciate le fatture, fatti i pagamenti, le appaltatrici consegnano il contante alla holding, parte reinvestito in beni immobili intestati a società fantasma".
giovanni spano