FIRENZE
Nove mesi fa, Rassoul Bissoultanov, condannato sia in Spagna che in Italia per l’omicidio del 21enne di Scandicci Niccolò Ciatti, faceva perdere le proprie tracce. "Vorrei vederlo in carcere, ma la Spagna non lo sta neanche cercando", accusa Luigi Ciatti, il padre simbolo della battaglia per la giustizia intrapresa dalla famiglia. Una strada fitta di trappole: l’ultima, appunto, è stata la fuga dell’imputato: qualche settimana dopo la condanna a quindici anni del tribunale di Girona, il ceceno ha violato l’obbligo di firma e si è dileguato. E adesso dov’è? Ancora in Spagna? Oppure fuori dall’Europa dove il mandato d’arresto non lo può colpire? Domande che si è posta anche la trasmissione di Rai Tre “Chi l’ha Visto?“, che domani sera si dedicherà alle troppe storture del caso Ciatti. "Lo sapevano bene che sarebbe potuto scappare, ci aveva già provato", si rammarica Luigi, ricordando l’arresto di Bissoultanov in Germania. Durante un permesso per andare a trovare la famiglia a Strasburgo, il ceceno era sconfinato dove non poteva.
"L’interesse primario alla ricerca è della Spagna", spiega il dottor Filippo Spiezia, membro nazionale italiano di Eurojust, l’organo che aveva anche tentato di risolvere il braccio di ferro sulla giurisdizione tra Spagna e Italia. Braccio di ferro irrisolto ma che a un certo punto sembrava volgere in favore dell’Italia, dove le pene per il delitto di omicidio volontario sono più alte rispetto alla Spagna.
Dopo l’arresto, la giustizia tedesca aveva concesso l’estradizione dell’imputato all’Italia, in basa a un mandato d’arresto richiesto dalla procura di Roma.
Per qualche settimana, Bissoultanov è stato detenuto a Rebibbia, e la sua assenza dalla Spagna avrebbe congelato il processo di Girona e “spinto“ quello italiano. Ma un provvedimento della stessa corte d’assise - poi annullato dalla Cassazione, ma troppo tardi - ha scarcerato l’imputato, che a quel punto è tornato in Spagna, il paese che lo avrebbe sì processato ma dove era al riparo da un nuovo mandato d’arresto. Bissoultanov era presente quando, nel giugno scorso, il tribunale lo ha riconosciuto colpevole. Ma appena qualche giorno dopo, annusato il rischio di un nuova misura cautelare in carcere agganciata alla condanna, è sparito. "Penso ci siano poche possibilità che la faccia franca", assicura Spiezia.
ste.bro.